di Massimo Agostini
Nella suggestiva cornice del Palazzo Castracane degli Antelimelli di Fano, e precisamente nella “sala de Sole” dove la regina Cristina di Svezia fu ospitata durante il suo viaggio verso Roma, si è svolta la presentazione del libro di Annarosa Mattei, La regina che amava la libertà (Salani, 2023).
Un evento di forte valore simbolico e culturale, che ha segnato anche il ritorno dell’Accademia degli Scomposti sulla scena pubblica fanese dopo un lungo periodo di silenzio, sapendo unire, tramite un sottile filo, una regina nordica del Seicento, un palazzo fanese dal fascino antico e un’accademia rinata dalle ceneri del tempo: quel filo si chiama libertà. E proprio il concetto di libertà è stato il cuore pulsante della presentazione del libro di Annarosa Mattei,
L’evento ha rappresentato molto più di una semplice presentazione letteraria: è stato il momento fondativo di una nuova stagione per l’Accademia degli Scomposti, storica istituzione fanese dalle radici seicentesche, capace oggi di ritrovare voce e visione, grazie all’impegno del Presidente Eros Manocchi, del Presidente Onorario, conte Lupo Bracci, figura chiave della rinascita dell’Accademia negli anni ’90 – e alla partecipazione di intellettuali e studiosi.
Non è stata casuale la scelta del luogo della presentazione: proprio in questo palazzo la regina sostò nel suo passaggio attraverso le Marche, accolta con onori. A Pesaro, incontrò due giovani, tra cui Francesco Maria Santinelli, figura affascinante e misteriosa, alchimista e intellettuale, che la seguì poi a Roma. Santinelli era membro della Accademia degli Scomposti, un’istituzione fanese fondata nel 1641, dal carattere esoterico e filosofico, il cui simbolo – sette tubi di canocchiale scomposto sotto le ali del drago – allude alla ricerca delle verità più profonde e nascoste attraverso lo studio delle arti e delle scienze.
La serata si è aperta con i saluti istituzionali dell’Assessore alla Cultura del Comune di Fano, Lucia Tarsi, che ha sottolineato l’importanza dell’evento per la valorizzazione della storia culturale cittadina e del patrimonio immateriale rappresentato da Cristina e dalla sua straordinaria vicenda.
È intervenuto quindi il Presidente dell’Accademia degli Scomposti, Eros Manocchi, che ha presentato l’incontro come l’avvio di una nuova stagione culturale per l’Accademia, raccontandone le origini e le trasformazioni. A seguire, il Presidente Onorario, Conte Lupo Bracci, ha ricostruito le fasi salienti della sua lunga storia: dalla fondazione nel 1641, alla fusione con l’Accademia Fanestre, alla successiva trasformazione nel Circolo Cittadino, fino alla riunificazione tra le due identità, avvenuta grazie alla sua opera, quale vero artefice della rinascita moderna dell’Accademia.
Con un breve intervento, Alessandro Patricola ha evocato la funzione e il simbolismo dell’Accademia: un canocchiale scomposto in sette tubi, protetto dalle ali di un drago, emblema di una conoscenza che non è mai lineare, ma che si svela attraverso la scomposizione, l’analisi e lo studio delle arti – anche quelle occulte.
L’Accademia, con il suo motto composita ad seposita, ha voluto celebrare non solo il ritorno delle proprie attività, ma anche il proprio spirito originario: una visione della conoscenza come percorso di scomposizione e ricomposizione, in perfetta sintonia con la figura di Cristina, donna che ha scomposto le convenzioni del suo tempo per ricomporre un’identità libera e fuori dagli schemi.
In quolesto contesto ricco di storia e significati, si è inserito perfettamente il libro di Annarosa Mattei, introdotto dal noto storico dell’arte Claudio Strinati, che ha riletto la figura di Cristina come un crocevia tra mondi: regina e intellettuale, protestante e cattolica, svedese e romana, donna in una condizione “virile”, protagonista in un secolo di trasformazioni profonde. Cristina, che abdica al trono nel 1654 e si converte al cattolicesimo l’anno successivo, percorre l’Europa con il carisma di chi rifiuta i vincoli della norma e abbraccia una visione altra, più ampia, più inquieta.
Strinati, nel suo intervento, ha evocato il concetto di libertà come cifra esistenziale della sovrana, citando un celebre verso dantesco – «Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta» – per sottolineare come la scelta di Cristina non fosse solo politica o personale, ma radicalmente etica, assoluta, quasi tragica, come quella degli eroi.
Annarosa Mattei, con passione e rigore, ha raccontato come la sovrana svedese abbia saputo trasformare la propria condizione regale in uno strumento di emancipazione: il rifiuto del matrimonio, la passione per la cultura, la libertà come scelta radicale sono tutti tratti di una personalità fuori dal comune, che – sebbene sostenuta da privilegi – si spinse ben oltre i confini imposti dal suo tempo.
Durante il viaggio verso Roma, Cristina passò per le Marche, fermandosi a Pesaro, dove incontrò due giovani locali, tra cui Francesco Maria Santinelli, alchimista e intellettuale, che da allora la seguì fedelmente e divenne figura centrale della sua corte romana. Santinelli, non a caso, era membro dell’Accademia degli Scomposti: un dettaglio che chiude il cerchio simbolico della serata fanese, dove storia, cultura, spiritualità e identità si sono intrecciate in un racconto di straordinaria attualità.
In tempi in cui il concetto di libertà personale e di autodeterminazione femminile è al centro del dibattito sociale, la vicenda di Cristina di Svezia – riletta da Mattei con uno sguardo acuto e moderno – ci ricorda che anche nei secoli più oscuri, alcune donne hanno saputo abitare il proprio tempo senza esserne prigioniere.
E forse è proprio questo, oggi, il lascito più forte della serata e della regina: la libertà come arte, come sapere, come rottura, come possibilità. Ed è questo anche il messaggio con cui l’Accademia degli Scomposti si riaffaccia al panorama culturale di Fano: con uno sguardo “scomposto”, aperto, profondo. Come attraverso un canocchiale antico che punta dritto verso il futuro.