In un tempo sospeso tra storia e mito, dove le pietre antiche parlano ancora di pellegrinaggi e miracoli, s’innalza la Basilica di Notre-Dame de Liesse. Le sue guglie gotiche fendono il cielo del nord della Francia come lame di preghiera.
È qui che inizia la storia di una donna enigmatica, una figura che unisce Oriente e Occidente, desiderio e salvezza: Ismérie, nel cui nome ritroviamo il magico connubio di Iside e Miriam.
Siamo intorno all’anno 1134, nel pieno fermento della prima grande stagione crociata. Tre cavalieri partiti da Eppes, nel nord della Francia, combattono in Terra Santa. Alcuni racconti li definiscono semplicemente “crociati”, ma il periodo storico e la natura della missione lasciano aperta una possibilità suggestiva: erano Templari?
Furono catturati nella città costiera di Ashkelon, roccaforte musulmana. Là, invece di subire il martirio, accadde qualcosa di inatteso: entrarono in contatto con la figlia del sultano, una principessa nera di nome Ismérie – o Ismaros, secondo alcune varianti. A lei fu affidato il compito di sedurre i cavalieri, carpire loro i segreti, piegarli. Ma accadde il contrario: Ismérie si innamorò della loro luce interiore, della loro fede, e si convertì al cristianesimo.
Fuggì con loro in Francia, e secondo la leggenda sposò uno dei cavalieri, Robert d’Eppes. Alla sua morte, i tre, per onorarne la memoria, edificarono un santuario: Notre-Dame de Liesse, che divenne meta di pellegrinaggi, miracoli e culto secolare. Là, ancora oggi, è venerata una statua enigmatica e potente: la Vergine Nera di Liesse.
Il suo nome è intriso di simbolismo. Forse una fusione tra Isis e Maria, tra la dea egizia e la Vergine cristiana, tra l’Oriente e l’Occidente.
O ancora dal greco smeros, che richiama la bellezza, l’amore, il desiderio. Ismérie emerge così come una figura iniziatica, emblema del femminino sacro, ponte tra mondi, culture e tradizioni.
E i cavalieri? La possibilità che fossero Templari trova nuova forza nel simbolo che da secoli domina Liesse: la Madonna Nera. È noto, infatti, che i Templari avevano una particolare venerazione per le Madonne Nere, figure cariche di mistero, spesso associate a conoscenze antiche, alla terra, alla saggezza perduta, e forse a un cristianesimo più esoterico e gnostico. Queste icone, raramente raffigurate nella tradizione ufficiale, erano per i Templari simboli potenti della Sapienza e della Presenza divina nella materia.
Forse non è un caso che la leggenda di Liesse unisca proprio questi elementi: una principessa nera, una conversione, un amore spirituale, e una Vergine Nera custodita da cavalieri venuti dall’Oriente. Forse, tra le pietre silenziose della basilica, si cela ancora oggi un antico segreto templare, mascherato da leggenda e custodito dal volto enigmatico di Ismérie.
«Ella venne dall’Oriente, vestita di tenebre e luce.
Non fu il ferro a salvare i cavalieri, ma il desiderio che diventa fede.
Nel volto della Vergine Nera, essi riconobbero il segreto che avevano giurato di custodire:
la Sapienza nascosta nel cuore del mondo.»