Nel giorno della Festa
degli Innamorati del 14 febbraio, la chiesa ricorda il martirio di San
Valentino.
Ma nel calendario religioso di Roma vi
era una festa conosciuta con il nome di Lupercalia dedicata
all’accoppiamento sacro. I Lupercalia si celebravano il 15 di febbraio, con
cerimonie di purificazione e con rituali ierogamici. Si ipotizza che tali rituali derivassero da una arcaico culto per Fanus Lupercu (simile al Dio Pan); per altri il rituale derivava dal culto della Dea della Fertilità al fine di propiziare il risveglio della natura (rinascita) attraverso il sacro accoppiamento.
"In
tutto l’Impero Romano venivano celebrate feste religiose dedicate alla Dea con
cerimonie che rispettavano gli antichi calendari previsti nel culto di Iside,
comprese quelle sessuali e di prostituzione sacra, propiziatori della
fertilità. Una di queste cerimonie, chiamata “I lupercali”, veniva celebrata a
febbraio e per le vie della città si svolgevano processioni rituali con giovani
nudi che rincorrevano donne seminude colpendole con una frusta fatta di pelle
di capra. Le cerimonie si concludevano con l’accoppiamento e sposalizio sacro,
affinché dopo nove mesi, in prossimità del nuovo Solstizio d’Inverno
(dicembre), le donne che avevano partecipato al rito potessero partorire il
nuovo Horus."
I riti propiziatori della fertilità vennero
soppressi nel V secolo d. C. per opera del Papa Gelasio I, ma se tale
disposizione ebbe efficacia nella Roma cattolica, i riti sessuali rimasero inalterati
in molte realtà dell’Impero.
Il lupercale aveva quindi come finalità il
sacro accoppiamento tra un nobile ed una sacerdotessa della Dea anch’essa di
sangue nobile.
Secondo Plutarco i due giovani di nobile
origine, detti Luperci, venivano
condotti nel Tempio (Grotta) che si trovava ai piedi del Palatino dove venivano
segnati in fronte con il sangue di capra scaturito dal sacrificio; in seguito,
purificati con un panno di lana bianca intriso di latte, i due nobili dovevano
correre nudi attorno al colle, schernendo gli spettatori e i passanti che
incrociavano colpendo chiunque incontrassero con le strisce ricavate dalla pelle
di capra.
Sucessivamente il Lupercalia venne assunto come rituale iniziatico legato alla
confraternita dei Lupercali nella
quale i nuovi adepti venivano assimilati alla vittima sacrificale sia nella
morte, ricevendone il sangue sulla fronte, sia nella risurrezione, venendo
astersi con il latte.
Divenuti così uomini-capri e rivestita la
pelle dell'animale, procuravano alle donne la fecondità conformemente al
significato del capro, di cui avevano incorporato la virtù.
Le giovani donne che assistevano alla cerimonia,
desiderose di accoppiarsi e avere figli, anziché evitare i colpi di frusta
inferti dai Luperci, vi si facevano incontro, credendo che tali gesti simbolici
fossero in grado di giovare alla fertilità e alla gravidanza.
Il sodalizio dei Lupercali comprendeva 12 membri scelti da famiglie nobili con a capo un magister, altri sodalizi erano quelli degliArvali e dei Salii
Anche dopo il divieto
della Chiesa, l’antico rito dei Lupercalia si mantenne in ambito iniziatico presso
confraternite che ssegretamente lo tramandarono, forse non è un caso che la rinascimentale Accademia "Arcadia" di Roma, adottò come simbolo la “lira” del Dio Pan, divinità simile al romano Faunus Lupercu.
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voce lupercali
M. Agostini, Nel nome della Dea