Luce che riflette, ombra che svela e la luce diviene , architetto invisibile, disegna l’enigma dell’essere.
Sul tessuto azzurro che pare un mare — simbolico, onirico, eterno — si posa la sagoma, una fragile e mutevole trama, di un essere che è un non essere.
Ecco l’angoscia di una paurosa domanda: chi siamo, davvero, oltre ciò che il sole disegna e il mondo osserva?
In quel confine sfumato tra materia e spirito, prigioniera di confini terreni, l’anima si specchia in forme effimere. Chi è veramente quell’ombra?
Nel confuso divenire tra ciò che appare e ciò che è, si agita il mistero dell’esistenza, sicché l’anima trema.
Ma in quell’attimo sospeso, quando l’ombra si sposta e il vento tace, la verità si insinua come respiro sottile:
“non siamo ciò che appare, ma ciò che vibra nel non detto, l’energia che ci distingue nel suo vibrante divenire, in ciò che resta, anche quando la luce svanisce.
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