Alchimia, simboli e percorsi iniziatici nella cerchia intellettuale della regina
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Francesco Maria Sanribelli |
Il suo esordio letterario avvenne nel 1647 con il romanzo Le donne guerriere. Nel 1649, pubblicò le Poesie de’ Signori Accademici Disinvolti di Pesaro, che includevano le sue prime prove liriche.
A Fano, fu accolta con grande onore dalla comunità locale, e per l’occasione venne aperto un passaggio nel Palazzo Malatestiano, noto come “Arco della Regina”, per consentirle l’ingresso in città.
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Arco della Regina costruito a fronte del palazzo Malatestiano |
Dopo l’incontro a Fano e Pesaro, Santinelli seguì Cristina a Roma, dove divenne suo cameriere maggiore nel 1656. Durante il soggiorno romano, Santinelli visse il vivace ambiente culturale e esoterico che ruotava attorno alla regina, frequentando il circolo degli alchimisti di Villa Palombara, noto per la sua Porta Alchemica, e contribuendo con le sue opere poetiche e alchemiche.
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Porta Alchemica |
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Francesco Borri |
Sotto il segno del sole: Santinelli e Cristina tra l’Eros dell’Intelletto e il Fuoco del Cielo”
Il suo canto è offerta rituale, sacrificio poetico, adorazione spirituale: un amore carnale, che trasmuta in una sacra, alchemica, unione degli opposti tra principio maschile e principio femminile, tra Zolfo e Mercurio, tra Re e Regina, quella che gli alchimisti chiamavano coniunctio, o ierogamia
Far che nel foco sacro anco io fossi
Un spirto eletto”
La corte di Cristina, intrisa di filosofia, poesia e alchimia, appare così come un luogo simbolico, un Tempio delle nozze sacre. E lei, regina senza trono, ma sovrana dell’anima, unisce in sé il visibile e l’invisibile, diventando porta tra mondi, ponte tra cielo e terra, figura ieratica del Femminino Supremo.
Il Soggiorno Veneziano, i Rosa+Croce e l’Indagine dell’Inquisizione del 1676
Dopo il suo allontanamento dalla corte di Cristina di Svezia nel 1659, Francesco Maria Santinelli si trasferì a Venezia nel 1668, dove visse fino al 1677. Durante questo periodo, entrò in contatto con l’alchimista tedesco Federico Gualdi, figura enigmatica e influente negli ambienti esoterici veneziani. Gualdi era noto per la sua appartenenza all’Ordine dell’Aurea Crucis i 22 capi dei Rosa Croce, una confraternita esoterica che si ispirava ai manifesti rosacrociani apparsi in Germania. Santinelli divenne uno dei discepoli più noti di Gualdi e partecipò attivamente alle attività dell’Ordine.
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Simbolo della Rosa+Croce |
Nel 1666, pubblicò sotto lo pseudonimo di Fra Marcantonio Crassellame Chinese l’opera Lux obnubilata suapte natura refulgens, un’ode alchemica che rappresenta un compendio dell’alchimia del Seicento e che si ispira alla Philosophia Hermetica del suo maestro Gualdi.
Nel 1676, il Sant’Uffizio di Venezia avviò un’indagine su Federico Gualdi, figura enigmatica e influente negli ambienti esoterici veneziani, noto per la sua appartenenza all’Ordine dell’Aura Crucis e Rosa Croce.
All’interno del complesso universo culturale e intellettuale che ruotò attorno a Cristina di Svezia dopo il suo arrivo in Italia, un ruolo peculiare fu giocato da figure dotate di formazione filosofica ed esoterica, che contribuirono alla costruzione del suo “cenacolo” romano e internazionale.

Sia Santinelli che Federici furono membri dell’Accademia degli Scomposti di Fano, fondata nel 1641 dal giurista Gregorio Amiani.
L’incontro a Vienna e la convergenza alla corte asburgica
Anche Federici giunse alla corte imperiale nello stesso periodo, con il ruolo di segretario dell’imperatrice madre Eleonora Gonzaga-Nevers, zia dell'imperatore.
La contemporaneità della loro presenza suggerisce una relazione organica e non episodica, ancor più verosimile se si considerano le comuni radici marchigiane, la vicinanza anagrafica e l’appartenenza a contesti culturali condivisi.
Venezia: tra esoterismo e Rosa Croce
Dopo l’esperienza a Vienna, entrambi gli autori risultano attivi a Venezia, città che nel secondo Seicento fu centro di una vivace comunità esoterica. Santinelli si stabilì in laguna intorno al 1665, partecipando a circoli legati alla tradizione della Rosa Croce d’Oro, gruppo spirituale di ispirazione alchemica e neoplatonica. In questo ambiente si muoveva anche Federico Gualdi, figura ambigua e centrale del rosacrocianesimo italiano, che fu oggetto di indagini inquisitoriali nel 1676.
Federici, sebbene più cauto e con posizioni apparentemente ortodosse, pubblicò nel 1683 a Fano (sotto lo pseudonimo di Theophilus Novalckindus) il Phosphorus Hermeticus, testo alchemico e sapienziale chiaramente ispirato — anche nella struttura — alla Lux obnubilata di Santinelli, pubblicata a Venezia nel 1666 sotto forma di poema allegorico in endecasillabi. La somiglianza tematica tra i due testi suggerisce una relazione intellettuale diretta: è plausibile che i due autori si siano scambiati manoscritti, osservazioni e visioni filosofiche anche in questo ambito.
Un legame culturale e spirituale
A legare Santinelli e Federici non fu solo un’esperienza intellettuale condivisa, ma anche una comune vocazione spirituale che li portò a indagare — ognuno con il proprio stile — i misteri della natura, le analogie cosmiche e il linguaggio simbolico delle sacre scritture. La dimensione accademica (Scomposti), quella diplomatica (a Vienna) e infine quella esoterica (a Venezia) costituirono le tre tappe fondamentali del loro dialogo.
La loro opera mostra, infine, un approccio parallelo al concetto di “trasmutazione” — tanto in senso alchemico quanto morale che appare centrale nei percorsi culturali cristiniani, e ben si inserisce nel clima spirituale promosso da Cristina di Svezia nei suoi cenacoli romani, nei quali la ricerca di verità spirituale, l’ermetismo e la libertà interiore trovavano piena cittadinanza.
Santinelli e il complotto di Fontainebleau
Nel 1657, a Fontainebleau, si verificò l’omicidio del conte Gian Rinaldo Monaldeschi, che macchiò la reputazione di Cristina e coinvolse alcuni membri del suo seguito, tra cui Santinelli, sospettato di essere l’esecutore materiale del delitto.Alcune cronache enfatizzano proprio la sua partecipazione all’omicidio: “Monaldeschi fu pugnalato da due domestici di Cristina – in particolare da Ludovico Santinelli – con colpi allo stomaco e al collo” .
Francesco Maria Santinelli, invece, potrebbe non essere stato presente fisicamente all’assassinio; secondo una versione, egli si trovava a Roma per commissioni al momento dei fatti . Questa assenza, se vera, fu forse calcolata per creargli un alibi e attenuare i sospetti diretti sulla persona del marchese. Tuttavia, la maggior parte dei contemporanei e degli osservatori identificò proprio Francesco Maria come il principale ispiratore e responsabile dell’esecuzione, se non addirittura come l’assassino in prima persona. Su di lui infatti “gravò il sospetto che fosse stato l’esecutore materiale del delitto” , cioè la mano che colpì Monaldeschi su ordine di Cristina. Questa convinzione era alimentata dal fatto notorio che Monaldeschi avesse cercato di incastrare proprio Santinelli (forse reputato un suo rivale in influenza presso la regina) tramite le lettere false. In pratica, Santinelli risultava il beneficiario diretto della caduta di Monaldeschi; ciò rendeva plausibile, agli occhi di molti, che egli avesse con entusiasmo eseguito la vendetta di Cristina per liberarsi del rivale.
Le fonti coeve attestano unanimemente che Santinelli fu coinvolto nell’omicidio, almeno come complice consapevole. L’ambasciatore francese Pierre Chanut, informato dell’accaduto, riferì che Cristina stessa gli promise di allontanare Ludovico Santinelli e gli altri due sicari dal suo servizio, quasi a offrirli come capri espiatori . Dal canto suo il cardinale Mazzarino, imbarazzato dallo scandalo, suggerì a Cristina di dare la colpa dell’uccisione a Santinelli e di cacciarlo, per salvare la reputazione della sovrana . Cristina però rifiutò di scaricare tutta la responsabilità sui suoi sottoposti: orgogliosamente dichiarò di essere l’unica responsabile della morte di Monaldeschi, rivendicando la legittimità del suo atto di giustizia sovrana . Ciò non tolse che, nei fatti, Santinelli dovette lasciare immediatamente la Francia insieme alla regina.
A Roma e in Italia il nome di Santinelli divenne sinonimo dell’omicida di Monaldeschi, al punto che alcuni pamphlet lo dipingevano come un sicario spietato al servizio di una regina sanguinaria. Un racconto del tempo riporta il giudizio indignato dei romani: Monaldeschi era stato “assassinato da una barbara straniera con Santinelli come suo braccio armato” . D’altra parte, i documenti pontifici indicano chiaramente che anche il Papa identificò in Santinelli una presenza perniciosa e lo ritenne corresponsabile della vicenda. In definitiva, benché permangano dubbi sul grado esatto della partecipazione fisica di Francesco Maria Santinelli all’omicidio (esecutore diretto o regista dell’agguato compiuto dal fratello Ludovico), il suo coinvolgimento come complice è storicamente certo. La caduta in disgrazia di Santinelli subito dopo Fontainebleau conferma il peso che gli si attribuì nell’affare. È emblematico che Cristina, tornata a Roma, abbia dovuto sacrificare il suo favorito per placare l’indignazione generale: la presenza di Santinelli al suo fianco era divenuta politicamente insostenibile.
Dopo l’omicidio di Monaldeschi, la carriera di Francesco Maria Santinelli subì uno sconvolgimento radicale. Se a Fontainebleau Cristina aveva protetto i suoi servi davanti a Luigi XIV, a Roma dovette cedere alle pressioni pontificie. Papa Alessandro VII, profondamente turbato dalla condotta dell’ex regina e del suo entourage, fu immediato nel prendere provvedimenti: ingiunse a Cristina di licenziare Santinelli e di allontanarlo da Roma al più presto . In una lettera ufficiale datata 3 maggio 1659, Cristina comunicò a Santinelli il suo congedo dal servizio, ratificando così la volontà papale . Il marchese, da astro nascente della corte cristiniana, si ritrovò dunque esiliato e privo di protezione nella città eterna.
Costretto a cercare fortuna altrove, Santinelli decise di riparare nell’orbita dell’Impero asburgico, dove sperava di mettere a frutto le proprie doti letterarie e diplomatiche. Nel 1659 si stabilì a Vienna, presentandosi alla corte dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo . Qui cercò nuovi mecenati potenti e per accreditarsi pubblicò ad Augusta una nuova edizione delle sue Canzoni dedicandola proprio a Leopoldo e all’imperatrice Eleonora .
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Leopoldo I d’Asburgo |
La strategia ebbe successo: l’imperatore apprezzò l’omaggio poetico e ricompensò Santinelli con onorificenze prestigiose, nominandolo fra l’altro consigliere aulico imperiale e conferendogli l’insegna della Chiave d’Oro . In pochi anni Santinelli riuscì così a reinventarsi come uomo di lettere e cortigiano presso la corte viennese, mettendo una considerevole distanza geografica e politica dallo scandalo di Fontainebleau.
Nel frattempo, la vita personale di Santinelli prendeva anch’essa svolte avventurose. Già nel 1658, durante il periodo burrascoso del suo allontanamento da Roma, egli aveva intrecciato una relazione amorosa segreta con una nobildonna romana, Anna Maria Aldobrandini, vedova duchessa di Ceri . La duchessa era una lontana parente di papa Alessandro VII, il quale vedeva con estremo sfavore l’unione fra la sua parente e il discusso Santinelli. Nonostante ciò, Francesco Maria riuscì a sposarla per procura in segreto nel giugno 1658. Quando la notizia trapelò, Alessandro VII reagì con durezza: fece mettere la duchessa sotto stretta sorveglianza e le proibì ogni contatto con Santinelli . Di fatto Anna Maria fu confinata, e il marito allontanato da Roma non poté più vederla. Di fronte a questa separazione forzata, Santinelli elaborò un piano audace: rapì la duchessa dalla sua prigione familiare e fuggì con lei dapprima a Venezia e poi nuovamente a Vienna . Alla corte imperiale i due trovarono protezione, al riparo dall’ira dei parenti Aldobrandini e dalle ingiunzioni del papa. Finalmente, dopo anni di peripezie, Francesco Maria Santinelli poté sposare pubblicamente Anna Maria a Vienna nel febbraio 1667. Dalla loro unione nacquero due figlie e l’amore trionfò sulle avversità e sui divieti pontifici.
Stabilitosi definitivamente sotto l’ala dell’Impero, Santinelli continuò la sua produzione letteraria e filosofica. Si dedicò a opere teatrali e trattati ermetici, rifondendo le esperienze avventurose della sua vita in componimenti poetici. Ad esempio, negli anni ‘60 del Seicento scrisse un poema epico-alchemico dal titolo Lux obnubilata sotto lo pseudonimo di Fra’Marc’Antonio Crasselame (opera che godette di una certa fortuna negli ambienti eruditi europei) . Nel 1669 diede alle stampe a Venezia drammi musicali di successo come L’Armida nemica, amante e sposa . Insediatosi dapprima a Vienna e successivamente di nuovo in Italia verso la fine del secolo, riottenne col tempo l’accettazione nell’ambiente romano. Anni dopo la morte di Alessandro VII, Santinelli poté infatti rientrare a Roma, dove trascorse l’ultima parte della sua vita. Morì nella città eterna il 22 novembre 1697, all’età di 70 anni , chiudendo un’esistenza straordinariamente movimentata. Da cortigiano, poeta e (presunto) sicario, Santinelli era riuscito a sopravvivere alla propria infamia iniziale e a ritagliarsi un posto nelle corti d’Europa, lasciando di sé un ricordo controverso ma singolare.
Opere Principali di Francesco Maria Santinelli
Tra le opere principali di Santinelli si annoverano:
- Canzoni del conte Francesco Maria Santinelli (1655)
- Preparamenti festivi di Parnaso (1656)
- Lux obnubilata suapte natura refulgens (1666)
- Delle poesie del marchese Francesco Maria Santinelli (1669)
- L’Armida, nemica, amante, e sposa: Dramma musicale (1669)
- L’Alessandro overo il trionfo di se stesso: Opera regia (1673)
- Sonetti alchemici e altri scritti inediti
Le Accademie Frequentate da Santinelli
Francesco Maria Santinelli fu membro di numerose accademie letterarie e culturali del suo tempo, tra cui:
Accademia dei Disinvolti (Pesaro, 1645; Venezia, 1648) Fondata da Santinelli insieme al fratello Ludovico, l’Accademia dei Disinvolti nacque a Pesaro nel 1645 e fu successivamente rifondata a Venezia nel 1648. Questa accademia si distinse per l’adozione di uno stile letterario barocco e per l’interesse verso tematiche filosofiche e scientifiche. Nel 1649 pubblicò le Poesie de’ Signori Accademici Disinvolti di Pesaro, con dedica al cardinale Cybo, che includevano le prime prove liriche di Santinelli.
Bibliografia
- Annarosa Mattei e Claudio Strinati, La regina che amava la libertà: Storia di Cristina di Svezia dal Nord Europa alla Roma Barocca, Salani ed. 2023
- Barbierato, Federico & Malena, Adelisa. Rosacroce, libertini e inquisizione a Venezia: il caso Gualdi. Annali di storia moderna e contemporanea, Università Ca’ Foscari di Venezia, 2009.
- Boella, Alessandro & Galli, Antonella (a cura di). Philosophia Hermetico di Federico. Edizioni Mediterranee, 2008.
- Canneto, Salvatore. SANTINELLI, Francesco Maria. Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 90: Salvestrini–Saviozzo da Siena. Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2017.
- Garstein, Oskar. Rome and the Counter-Reformation in Scandinavia:
The Age of Gustavus Adolphus and Queen Christina of Sweden. BRILL, 1992.
- Partini, Anna Maria.Cristina di Svezia e il suo cenacolo alchemico. Roma: Edizioni Mediterranee, 2010.
- Radi, Valentina. L'Accademia degli Scomposti e il libero pensiero delle Marche. Ussero Rivista, 2018.
- Rocchi, Marco. Semplice è la natura. Nuovi studi sulle opere e la vita di Francesco Maria Santinelli. A cura di - Davide Riboli e Marco Rocchi. Netzach, 2019.
- Francesco Maria Santinelli.
Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Maria_Santinelli
- Accademia degli Scomposti. Histouring
https://www.histouring.com/en/historical-places/accademia-degli-scomposti
- Francesco Maria Santinelli. Rito Egizio Tradizionale
https://www.ritoegiziotradizionale.it/bibliografia/marchese-francesco-maria-santinelli
- Federico Gualdi. Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Gualdi
- Cristina di Svezia. Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Cristina_di_Svezia
- Cristina di Svezia a Roma. Roma Sito Unesco https://romasitounesco.it/cristina-di-svezia-a-roma.
- Accademia Reale. Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Accademia_Reale
- Porta Alchemica. Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Porta_Alchemica
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