domenica 25 novembre 2018

Et in Arcadia Ego. Il mito peslagico della creazione

.Da "Il mito pelasgico della creazione, I Miti Greci” di Robert von Ranke Graves (1895-1985)
"(...) Il primo uomo fu Pelasgo, capostipite dei Pelasgi; egli emerse dal suolo d'Arcadia, subito seguito da altri uomini ai quali Pelasgo insegnò come fabbricare capanne e come nutrirsi di ghiande e cucire tuniche di pelle di porco, simili a quelle che ancora indossa la gente del contado nell'Eubea e nella Focide.
Plinio, Storia Naturale IV 35 e VIII 67; Omero, Iliade XX 223.
Il mito è tuttavia implicito nei misteri orfici e può essere ricostruito secondo lo schema delineato più sopra, dai Frammenti Berosiani e dalle cosmogonie fenicie citate da Damascione e da Filone di Biblo; attraverso gli elementi cananei contenuti nella storia della Creazione ebraica; attraverso Igino (Fabula 197 – vedi 62 a), la leggenda beota dei denti del drago (vedi 58 5) e l'arte rituale primitiva. Il sacrificio comunemente praticato dai Pelasgi, cioè i Peloria (Ateneo XIV 45 639-40) ci fa supporre che essi si ritenessero tutti nati da Ofione, poiché Ofione appunto era un Pelor ossia un «serpente prodigioso».
Ofione, o Borea, è il serpente Demiurgo del mito ebraico degli Idumei (Edomiti) ed egiziano, e nell'arte arcaica mediterranea la dea è sempre raffigurata col serpente al suo fianco. I Pelasgi autoctoni, che pare pretendessero d'essere nati dai denti di Ofione, furono forse, in origine, il popolo delle neolitiche «Terracotte Dipinte». Passarono dalla Palestina alla Grecia continentale verso il 3500 a.C. e gli antichi portatori della civiltà elladica, emigrati dall'Asia Minore attraverso le Cicladi, li trovarono insediati nel Peloponneso settecento anni dopo. Il termine «Pelasgi» venne poi usato in senso lato per indicare tutti gli abitanti pre-ellenici della Grecia. Secondo Euripide (citato da Strabone, V 2 4) i Pelasgi adottarono il nome di Danai quando Danao con le sue cinquanta figlie giunse ad Argo.
Le critiche alla loro condotta licenziosa (Erodoto, VI 137) si riferiscono probabilmente all'usanza pre-ellenica delle orge erotiche.
In questo complesso religioso arcaico Pelasgico non vi erano né dei né sacerdoti, ma soltanto una dea universale e le sue sacerdotesse; la donna infatti dominava l'uomo, sua vittima sgomenta. E poiché si pensava che la donna rimanesse incinta per le virtù fecondatrici del vento, la paternità non veniva tenuta in nessun conto; la successione era matrilineare.
(...)"
Pelasgi è il nome degli Eber (Eburones), popolazione pre-greca il cui ricordo era ancora vivo in epoca classica. Omero cita i Pelasgi di Creta (Od. XIX 178). Anche Erodoto conosce i Pelasgi e li descrive come gente che parlava una lingua non greca e che viveva nella città di Crestone (vicino Salonicco). Pelasgos, secondo la "Periegesi della Grecia" di Pausania (110-180 dC), fu il primo uomo “(…) egli generò i Pelasgi, venne dall’Arcadia e insegnò come costruire capanne, come nutrirsi di ghiande e come cucire tuniche simili a quelle indossate dal popolo degli Eburones”.
La Bibbia conosce i Pelasgi nella Genesi e li nomina tra coloro che ripopolarono la terra; Eber, antenato di Abraham ha-‘ibri (l’ebreo), del quale si dice: “Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e Japhet. Anche a Sem, padre di tutti i figli di ‘Eber (kol-bne-‘Eber) nacque una discendenza. A ‘Eber nacquero due figli: uno si chiamò Pelasg (…)” (Gen. 10,1.21.25).
Erodoto scrisse che le figlie di Danao portarono i misteri di Demetra-Iside in Grecia, divulgandoli solo alle donne dei Pelasgi. Questi misteri furono conservati solo presso gli Arcadi della tribù degli Alfei di discendenza davidica, in altre parole in Pisa e nelle zone limitrofe. Il racconto di Erodoto, messo in scena anche da Eschilo nella trilogia delle Danaidi, è un fil rouge che collega gli Eburones alla tribù di Giacomo d'Alfeo.
Nei secoli passati, illustri studiosi (detti "Pastori Alfei") si dedicarono all’analisi delle suggestioni della discendenza Alfea ....
è meglio comunque la lettura del saggio “Et in Arcadia Ego. I miti dei Popoli del Mare” di Massimo Agostini perché (…)
“farò fra questi rustici la sepoltura tua famosa e celebre. Et da' monti Thoscani et da' Ligustici verran pastori (...) Et in Arcadia Ego". [Carme di Ausonio, IV sec d.C.].

Nemesi, non Leda, ma non sono un esperto.

Nemesi, non Leda, ma non sono un esperto.
di Agostino Agostini

Una leggenda presenta Nemesi come una vergine amata da Zeus che se ne innamorò e la inseguì per terra e per mare. Benché essa mutasse continuamente forma, egli riuscì infine a violarla assumendo l'aspetto di un cigno, e dall'uovo che Nemesi depose nacque Elena di Troia.
Secondo la versione più comune, tuttavia, Zeus in veste di cigno si unì a Leda stessa sulle rive del fiume Eurota; poi Leda depose un uovo dal quale nacquero Elena, Castore e Polideuce, e fu deificata in seguito col nome di dea Nemesi.
Un'iscrizione a Nicea mostra i Venulei patroni dei Nemesiasti, il collegio sacerdotale consacrato alla dea Nemesi ed al culto del femminino sacro, ritrovato anche nella villa dei Venulei a Massaciuccoli con il culto della Bona Dea, l'Iside etrusca.
Pompeia Celerina dei Pompeii, moglie di Plinio il Giovane secondo il Torelli (Les Pompeii de Bolsena et les Venuleii de Pisa), era figlia del Venulei di Nicea.
Ancor più‭ ‭ ‬‬interessante però ricordare che la dea Nemesi, figlia di Oceano, era identificata con Iside a Pompei.
"(...) nei Panormo (località portuali greche che godevano di buoni approdi) la dea Nemesi corrispondeva ad Iside (...)" ed era la protettrice dei marinai.
L'uovo "(...) simbolo di fecondità e di generazione, diventerà poi simbolo della Pasqua cristiana" (e forse della "Stirpe Reale" di Maria Maddalena).
A Nicea si terrà il primo concilio cristiano nel 325 dC. che, presieduto dall'imperatore Costantino, stabilirà la data della Pasqua: la prima domenica dopo il plenilunio successivo all'equinozio di primavera. Il concilio decretò inoltre l'utilizzo del colore azzurro per il manto di Maria e di quello rosso (vermiglio) per quello della Maddalena.
Allegata la più antica rappresentazione dell'uovo di Maria Maddalena nella Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, la celebre Rotonda che ha ispirato nel Medioevo tutta la serie di chiese circolari costruite a suo modello, una forma prediletta soprattutto dai Templari.
di Agostino Agostini

Il Mistero di Maria Maddalena. Dai Vangeli Gnostici ai Rex Deus. Andrea Di Lenardo dialoga con Massimo Agostini

Il Mistero di Maria Maddalena. Dai Vangeli Gnostici ai Rex Deus.
Andrea Di Lenardo dialoga con Massimo Agostini

Partendo da alcuni affreschi ritrovati in una chiesa del XIII secolo , appartenuta ai Domenicani, l'autore di questo libro affronta, attraverso un'accurata analisi dei testi sacri: dall'Antico al Nuovo Testamento, non tralasciando i Vangeli Gnostici, il percorso e l'essenza spirituale ed iniziatica delle prime sette cristiane. Il mistero della Grande Madre, L'Iside Svelata dell'Antico Egitto...

QUINOTAURO e SANG REAL MEROVINGIO


QUINOTAURO e SANG REAL MEROVINGIO
di Agostino Agostini
Il Quinotauro è una creatura mitologica leggendaria che si era accoppiata con la moglie di Clodione, padre di Meroveo (oppure aveva cercato di accoppiarsi con lei già incinta). Fatto sta che i Merovingi, il cui sangue scorre nelle vene di un grande numero di famiglie nobili europee, vantavano questo sangue (sang real) mitologico. Chiunque faceva parte di famiglie di ascendenza Obertingia, oppure aveva una antenata femmina di tale discendenza, poteva sostenere di essere discendente del Quinotauro.
Il nome, che significa "toro con cinque corna", sembra unire a livello simbolico il tridente del dio del mare Nettuno e il viaggio in mare di Giove tramutato in toro durante il ratto di Europa oppure il mito di Teseo e Arianna nel Minotauro.
Felice Vinci sostiene, nel suo Omero nel Baltico, che il mito di Teseo e Arianna sia originario non della Creta egea, ma della sua corrispondente terra baltica, identificata con la Pomerania.
Elvers, Karl-Ludwig (Università di Bochum) sostiene che la gens pisana Venuleia derivi il suo nome da "Venilii" ["Venuleius." Brill’s New Pauly. Antiquity volumes edited by: Hubert Cancik and Helmuth Schneider, 2014].
I Venilii (o gens Venilia) sono noti per la ninfa Venilia, antichissima divinità latina connessa coi mari e coi venti, ritenuta sposa di Nettuno, legato alle leggende dei Pelasgi Alfei e di cui era conservata una statua all'ingresso della colonia Alfea (Pisa), cives romana.
La ninfa o dea Venilia (rappresentata come sirena bicaudata) significa "essenza, discendenza da una natura divina". Secondo l'Enciclopedia Italiana significa in senso più ampio "(..) essere divino, dio, con riferimento alle figure delle mitologie antiche e delle religioni politeiste. (...) nel sincretismo cristiano è riconosciuta alle persone della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo".
Et in Arcadia Ego ... Massimo Agostini

sabato 3 novembre 2018

La Calabria e la scoperta dell'America. Il ruolo di San Francesco da Paola
















La Sacerdotessa della Dea Hator

La Sacerdotessa della Dea Hator che
“da qualsiasi angolazione la guardi, vedi un paio di occhi divini che ti guardano”
È stata confermata l'identità della mummia egizia coperta di tatuaggi singolari: era una Sacerdotessa vissuta fra il 1300 e il 1070 avanti Cristo e morta quando aveva fra 25 e 34 anni.
Decorata con circa 30 tatuaggi, la mummia, scoperta nel sito di Deir El-Madina, senza mani, gambe, testa e bacino. 
I disegni su spalle, collo, schiena e braccia che raffigurano fiori di loto e babbuini seduti, simboli magici di guarigione e protezione contro le malattia, e la moltitudine di occhi di Horus, simboli di protezione contro il male, avevano fatto ipotizzare ai ricercatori che fosse il corpo di una sacerdotessa nel culto di Hathor.
I tatuaggi avrebbero una valenza religiosa legata alla sfera della sessualità.
Gli stessi ricercatori hanno calcolato anche l'età della donna al momento della morte in base alla crescita e alla densità ossea.