tratto dal libro di Massimo Agostini: "Et in Arcadia Ego: i miti dei Popoli del Mare", Tipheret editore.
Lilith: il lato oscuro della Luna.
Come la luna ha un suo lato oscuro non baciato dal sole, allo stesso
modo la Dea dell’antica religione è espressione di una duale essenza della sua
anima, essendo legata sia al mondo delle tenebre, sia a quello della luce.
Eva, Innana, Iside, Astarte sono tutte espressioni
divine della dualità insita nell’anima dell’universo che si alimenta nel magico
equilibrio tra luce e tenebra, bene e male, armonia e caos, amore ed eros.
Ogni mito racconta dell’alchemico connubio tra le
prepotenti forze della natura, risolvibili solo nella luce salvifica donata dal
magico amplesso degli Dèi.
L’anima degli uomini è immagine di quella degli Dèi e
il mito rappresenta la strada da intraprendere.
Il percorso “realizzativo”, attraverso i tortuosi sentieri iniziatici, richiede, per l’uomo, come per gli Dèi, l’intima fusione delle forze duali dell’anima nell’alchemico sposalizio celeste.
Il percorso “realizzativo”, attraverso i tortuosi sentieri iniziatici, richiede, per l’uomo, come per gli Dèi, l’intima fusione delle forze duali dell’anima nell’alchemico sposalizio celeste.
Nel mitico tempo del Paradiso Terrestre l’anima di Eva
trovò la sua controparte duale in Lilith, la prima moglie di Adamo ed
espressione dell’anima femminile non sottomessa a quella maschile, per questo
considerata dalla storia come essere infernale e pericoloso.
R. Hanina disse: non si può dormire soli in casa [in
una casa solitaria], e chiunque dorma in una casa da solo è preso da Lilith.
(Shabbath 151b).
Ella vaga a notte fonda, vessando i figli degli uomini
e spingendoli a rendersi impuri (Zohar 19b).
Per gli Ebrei, Lilith è il demone notturno,
espressione del potere magico della sessualità femminile capace di sedurre gli
uomini nel sonno, operando anche malefici sui bambini, vendicandosi
dell’antico torto di essere stata ripudiata da Adamo per non essersi sottomessa
al suo volere.
Lilith, al pari di Adamo, non fu generata, ma creata
dal Signore attraverso il suo “sputo” vivificante (anche in questo caso il
racconto biblico riecheggia il mito sumero del Dio Enki che generò nella
Montagna Sacra le “teste nere” della terra di Sumer impregnando la creta con lo
sputo degli Dèi).
Lilith, avendo le stesse prerogative di Adamo, si
mostrò da subito non sottomessa ai voleri del suo compagno che, non sopportando
questa indipendenza, la ripudiò. Allora il Signore decise di plasmare una
“donna” da una costola estratta da Adamo, al fine di renderla sottomessa
all’uomo, essendo carne della sua carne. È così che fu generata la remissiva
Eva (Gen. 2: 22-23).
Poiché il magico gioco dell’amore ha in genere il
gusto delle conquiste difficili, Adamo, se avesse potuto liberamente scegliere,
avrebbe forse preferito sedurre l’intrigante, sensuale e spregiudicata Lilith,
piuttosto che la remissiva Eva.
Il desiderio di Adamo per Lilith è testimoniato da
alcuni sacri testi dove si narra che Adamo, dopo essere stato cacciato dal
Paradiso, avendo la consapevolezza di una vita non più eterna, lasciò Eva
preferendo la “carnalità insalubre” della seduttrice Lilith con la quale visse
centotrent’anni di “dissolutezze”.
"E Adamo visse cento e trenta anni e generò un figlio a lui somigliante
(Seth, come Abele, è fratello di Caino), fatto a sua immagine, e da ciò segue
che prima di quel tempo non avesse generato a sua immagine… quando vide che
attraverso di lui la morte era divenuta punizione spese cento e trenta anni in
dissolutezze, tagliò i ponti con sua moglie per 130 anni, indossò vestiti di
fico per 130 anni".[1]
Dopo essere stata ripudiata, Lilith scappò dal Paradiso maledicendo il Signore, rifugiandosi nella terra dei Sumeri, dove divenne l’amante del demone Asmodeo, anche lui Dio della distruzione, dell’ira e della vendetta, identificato, come tanti altri Dèi degli inferi, con il serpente.
Adamo
non si diede mai pace per la perdita della bellissima Lilith e più volte
implorò il Signore di ricondurla a lui, ma la sua natura mortale era comunque
incompatibile con quella eterna di Lilith, il cui destino era ormai legato per
sempre ai demoni.
(...)
5. Il giglio e il serpente: simboli di
una sacra stirpe
Lilith nella tradizione iconografica viene raffigurata con un sensuale
corpo nudo, avvolto dalle spire del serpente, evocando il potere insito nella
conoscenza (serpente) concessa nel magico connubio tra desiderio e intelletto
intuitivo.
Lilith, con il nome di Lilitu (signora
dell’aria e della morte) era già presente nel mito sumero come sacra sposa del
Dio Enlil (Asmodeo?), alla stregua della Dea Ereshkigal, la “signora degli
inferi”, che rappresentava l’anima demoniaca di Innana.
L’anima
oscura di Iside è invece rappresentata dalla Dea Hator, ma anche dalla sorella
Neftis, incestuosa sposa del Dio Seth.
Anche nel culto della terra di Canaan l’anima di
Astarte aveva la sua controparte demoniaca nella Dea Anat, la focosa amante di
Ba’al. Astarte, indicata come Qadesh, la “Santa”, veniva raffigurata,
come tante Dee dell’antica religione, completamente nuda e con gli organi
sessuali bene in mostra, tenendo nelle mani il serpente e in alcuni casi anche
fiori di giglio.
Come sappiamo, il serpente è sinonimo di conoscenza
insita nella madre natura, capace di rigenerarsi attraverso la rinascita e, per
questo, fonte di ogni realizzazione.
Ma quello che colpisce in queste raffigurazioni è
ritrovare il serpente associato al giglio, quest’ultimo considerato in Occidente
simbolo di purezza, innocenza e verginità, tanto da rappresentare la Madonna e
alcuni Santi.
Nel caso della Dea cananea dell’amore, il giglio che
tiene nella mano non rappresenta però il casto fiore dell’Occidente, ma il
giglio rosso, l’anemone carnale della Palestina con l’afrodisiaca essenza del
miele e di piccanti spezie d’Oriente, simile al profumo dei corpi degli
amanti, impregnati dell’acre e dolciastro miscuglio dei loro sensuali umori.
Il giglio, o fleur de lis, è anche il simbolo
della città di Firenze, di tante nobili stirpi e dei Templari, con analogie al
sigillo dell’Ordine del Tau, come a volere indicare il legame degli Etruschi
alla sacra stirpe del Graal, dando forse ragione alle ipotesi inviatemi
dall’accademico toscano sul pisano Ugo Pagano Venuleii, primo Gran Maestro dei
Templari.
Il giglio e
il serpente insieme completano il simbolismo evocativo della Dea nel culto
sacerdotale dell’amore iniziatico.
Un amore vissuto nella sacralità dell’eros e
nell’amplesso che unisce corpo, anima e mente all’universo intero, affinché le
energie carnalmente distinte possano fondersi nell’Uno spirituale indistinto.
Solo nel rispetto di questo cerimoniale dell’antica tradizione potrà scaturire
la nuova anima luminosa che, come l’Araba Fenice, risplenderà nel nuovo Rex
Deus di stirpe divina, risorgendo dalle ceneri dell’Uno, che è al contempo
padre e madre.
Non
è un caso che il giglio venne assunto nel Medioevo come simbolo araldico da
alcune dinastie reali dell’Europa, quale espressione della loro discendenza
divina. Come non è certamente un caso che tra le prime dinastie medievali a
usare il giglio come emblema fu quella Merovingia con il re Clodoveo, ritenuta
Sacra Stirpe del Graal.
[1] Lilith nel Talmud: Sebbene i riferimenti
talmudici a Lilith siano sporadici, tali passaggi forniscono la miglior
immagine del demone trovata finora nella letteratura giudaica, che fa
riferimento alle origini mesopotamiche di Lilith e prefigura il suo futuro come
enigma esegetico della Genesi. Ricordando Lilith abbiamo visto allusioni
Talmudiche che la dipingono come dotata di ali e lunghi capelli, andando
indietro alla prima citazione in Gilgamesh: «Rab Judah citando Samuele dice: Se
un aborto ha somiglianza con Lilith, sua madre è impura a causa della nascita,
perché è un bimbo ma ha le ali». (Niddah 24b)
«[Spiegando le maledizioni dell’esser donna] In un
Baraitha è insegnato: Le crescono lunghi capelli come a Lilith, siede a bere
acqua come le bestie e serve da cuscino a suo marito». (’Erubin 100b)
Più unica del Talmud, in merito a Lilith, è la sua
carnalità insalubre, cui si allude nella “Seduttrice” ma che è espansa senza
metafore vaghe nell’idea del demone che assume forma di donna per abusare
sessualmente di uomini durante il loro sonno: «R. Hanina disse: non si può
dormire soli in casa [in una casa solitaria], e chiunque dorma in una casa da
solo è preso da Lilith». (Shabbath 151b)
Tuttavia la concezione più innovativa di Lilith offerta
dal Talmud appare in Erubin, ed è più che probabile che sia responsabile del
mito di Lilith per i secoli a venire. http://www.genesibiblica.eu, voce Lilith.
[2] Gershom Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica, Milano, 1965. La prima fonte nella storia che descrive Lilith come la prima moglie di Adamo è L’alfabeto di Ben-Sira, intitolato a Yeshua ben Sira (II sec. a.C.) ma in realtà di autore anonimo, scritto nel X secolo d.C. (wikipedia.org)
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