sabato 3 maggio 2025

Alla scoperta dei segreti di Fano: tra simboli, storia e mistero

Un palazzo nel cuore di Fano.

Una famiglia nobile che fece storia, una storia carica di mistero.

Simboli templari, stelle esoteriche, animali misteriosi scolpiti nella pietra.

Chi erano davvero i Marcolini? E cosa rappresentano i simboli nella loro cripta?

Templari?Massoneria? Rosacroce? Sapienza nascosta? O semplice arte?

La scoperta di un ipogeo patrimonio di una cultura che è appartenuta alle nobili famiglie di Fano che merita di essere svelata. 

Ne parlo in questa breve intervista  con la giornalista Cristiana Guerra su FANOTV




Alla scoperta dei segreti di Fano: tra simboli, storia e mistero






mercoledì 30 aprile 2025

Beltane – Il Fuoco Sacro della Rinascita


Nella notte sospesa tra aprile e maggio, quando il velo tra i mondi si fa sottile, la terra esplode in vita. È la notte di Beltane, la Festa Celtica del Primo Giorno d’Estate. Un momento sacro, vibrante di energia primordiale, in cui il fuoco si fa ponte tra umano e divino, tra ciò che muore e ciò che nasce.


Sulla collina sacra, si accendono i fuochi gemelli di purificazione: le greggi passano tra le fiamme per essere benedette, i corpi danzano per rinnovarsi, gli spiriti si risvegliano. 

È un rito di trasformazione, un tributo alla Dea Madre e al suo consorte, il Dio della Luce, in una ierogamia che simboleggia l’unione feconda tra Cielo e Terra.

Il nome Beltane (da Bel, “brillante”, e tene, “fuoco”) parla di luce, quella che sconfigge l’oscurità invernale, e di calore, quello che fa sbocciare i campi e i cuori.

Riti e Simboli: La Sacra Unione

In molte culture pagane, la ierogamia – l’unione rituale tra il Dio e la Dea – è al centro delle celebrazioni di rinascita. 

A Beltane, questo si manifesta nei matrimoni simbolici, nei canti, nelle danze e nella sensualità accettata come forza divina. 

È simile al matrimonio sacro celebrato nell’antica Mesopotamia tra Inanna e Dumuzi, o ai riti di fertilità greci in onore di Dioniso e Persefone.


Il Fuoco Purificatore

I falò di Beltane trovano eco nei fuochi di San Giovanni del solstizio d’estate, nei roghi della Notte di Valpurga (30 aprile), nelle fiaccolate della Calenda di Maggio italiana e persino nella Festa dei Morti Azteca, in cui il fuoco era offerta agli dei. Il fuoco unisce tutti i popoli nel suo potere di rinnovamento.

Beltane e le Altre Feste

Beltane non è un’isola. È sorella di tante feste che, nel passaggio tra stagioni, celebrano la fertilità, la luce, e il ritorno della vita:

  • Calendimaggio in Italia, con canti e fiori a simboleggiare la primavera;
  • Floralia dell’antica Roma, in onore della dea Flora, con danze e giochi sfrenati;
  • Notte di Valpurga nei paesi germanici, tra falò e spiriti erranti;
  • May Day in Inghilterra, con l’albero di maggio (Maypole), che ricorda l’asse cosmico e la danza della creazione;
  • Akitu babilonese, festa del Nuovo Anno, che celebra l’ordine cosmico restaurato con l’arrivo della bella stagione;
  • Vesak nel buddismo, che coincide talvolta con maggio e celebra la nascita, l’illuminazione e la morte di Buddha – un altro simbolo di rinascita.


Beltane Oggi

Nel neopaganesimo e nelle pratiche Wiccan contemporanee, Beltane continua a vivere come celebrazione della gioia, del corpo, del ciclo naturale. Si onora la Divina Coppia, si celebra la bellezza della vita e si riconnette l’essere umano alla sacralità della Terra.

Nelle città e nei boschi, tra antichi dolmen o semplici giardini, Beltane arde ancora: nel battito di un tamburo, nel salto di un fuoco, nel sorriso di chi danza sotto la luna.


mercoledì 23 aprile 2025

Le due vie del cristianesimo primitivo: Giacomo il Giusto e Maria Maddalena nelle vetrate della Chiesa di San Massimo a Torino

Torino: Chiesa di San Massimo 

Torino, nel cuore del centro, si incontra la Chiesa di San Massimo. Colpisce subito per la sua struttura imponente e classica: un colonnato austero, una facciata che richiama nella sua solennità quasi un tempio pagano. È un edificio che invita ad entrare, a rallentare, a lasciarsi avvolgere dal silenzio e dalla verticalità dello spazio sacro.


Ed è proprio entrando che si scopre una sorpresa inattesa: nella penombra silenziosa della navata sinistra, due vetrate straordinarie si rivelano alla vista. Una raffigura San Giacomo il Giusto, l’altra Maria Maddalena nel celebre episodio del Noli me tangere. E qualcosa in quel dialogo di luce e vetro parla con forza a chi osserva.


Giacomo il Giusto e la Chiesa di Gerusalemme

Giacomo, detto “il Giusto”, fu capo della comunità cristiana di Gerusalemme. Era ritenuto “fratello del Signore” e rispettato anche tra i giudei per la sua integrità morale. Era profondamente osservante della Torah, e secondo la tradizione predicava regolarmente dal Tempio di Gerusalemme, luogo in cui era stimato anche da chi non condivideva la fede cristiana.

Secondo le fonti antiche (Giuseppe Flavio, Eusebio, Egèsippo), Giacomo non solo conservò la memoria del Gesù terreno, ma fu anche il garante di un cristianesimo che non rinnegava le sue radici ebraiche. 


Fu martirizzato intorno al 69 d.C., poco prima della distruzione del Tempio, probabilmente per decisione del sommo sacerdote Anano II, durante un vuoto di potere romano, perché proclamava pubblicamente Gesù come il Messia.


La vetrata a lui dedicata nella chiesa lo mostra in quattro momenti: la chiamata, la predicazione, il martirio per bastonatura, e infine la glorificazione. Questo percorso visivo non solo ne racconta la biografia, ma lo pone come figura centrale di un cristianesimo primitivo radicato nella storia e nella legge, distinto dalla successiva istituzionalizzazione romana.

Da notare che, nella composizione della vetrata, Giacomo è posto al centro, segno visivo della sua importanza.

 Alla sua sinistra si intravede il Tempio di Gerusalemme, simbolo della continuità con la fede dei padri, forse anche con il mondo dei farisei. 

Alla sua destra, invece, si riconosce ciò che sembra essere Roma, con la figura di San Pietro e altri santi, come a rappresentare una successiva forma di cristianesimo più distante dalle origini ebraiche e più vicina alla struttura ecclesiastica romana.


 Questo rafforzerebbe l’interpretazione della vetrata come testimonianza di una via più autentica, quella del Cristo ebreo tramandata da Giacomo.

Maria Maddalena: testimone, apostola, fondatrice


Poco più in là, sulla parete opposta, la vetrata del Noli me tangere presenta Maria Maddalena come l’ultima testimone del Cristo terreno e la prima testimone del Risorto. 

Secondo i Vangeli, è lei che riceve l’annuncio più intimo e personale del Risorto. 

I Vangeli gnostici, come il Vangelo di Maria, la ritraggono come discepola prediletta, capace di comprendere e trasmettere i misteri più profondi.

La tradizione occidentale, testimoniata dalla Legenda Aurea, vuole che Maddalena sia approdata nel sud della Francia, dove continuò la missione affidatale da Cristo. La sua figura rappresenta un cristianesimo carismatico, spirituale, fondato sull’incontro diretto e non mediato con il Risorto.


 Le due genealogie del cristianesimo nella vetrata di San Massimo a Torino

Nella Chiesa di San Massimo a Torino, una grande vetrata non si limita a narrare episodi sacri, ma propone una vera e propria “teologia visiva” delle origini cristiane. Il suo linguaggio simbolico intreccia volti, luoghi e strutture, suggerendo una riflessione profonda sulle radici e le diramazioni della fede.


Al centro della composizione si trova Giacomo il Giusto, “fratello del Signore”, primo vescovo di Gerusalemme e figura ponte tra la tradizione giudaica e il cristianesimo nascente. La scena in basso lo ritrae seduto ai piedi di Gesù, che lo istruisce: è un’immagine fortemente evocativa della trasmissione della Torah e del mandato spirituale. Davanti a loro, un libro aperto mostra due versetti paralleli: “Andate e ammaestrate tutte le genti” e “Predicate il Vangelo ad ogni creatura”, un richiamo alla doppia destinazione del messaggio cristiano: Israele e il mondo.

A sinistra, si sviluppa la genealogia giudaico-messianica:

In alto, Davide, re d’Israele, fondamento della promessa messianica.

Poi Maria, madre di Gesù, “cooperatrice del mistero”.

Giacomo il Minore, identificato con il cugino di Gesù e apostolo.

Il Tempio di Gerusalemme, simbolo della fede nella Legge, della continuità con l’Antico Testamento.


A destra, si presenta una genealogia familiare e post-apostolica:



Cleopa, forse fratello di Giuseppe, zio di Gesù, figura di transizione tra le due famiglie.

San Simone, fratello di Giacomo il Giusto secondo alcune fonti, secondo vescovo di Gerusalemme.

San Giuseppe, il giusto dell’Antico Patto, il padre putativo.

Infine, la Basilica di San Pietro, segno della trasposizione del messaggio a Roma, dell’universalizzazione della Chiesa.


La vetrata, nel suo insieme, mette in dialogo queste due vie:

Quella storica e cultuale, legata al Tempio e alla Torah.

Quella istituzionale e missionaria, culminata nella Chiesa romana.

Giacomo il Giusto, al centro, non è solo una figura biografica ma teologica: è il punto di equilibrio tra memoria e apertura, tra la fedeltà alle radici e la necessità di andare oltre.

Due vie, un Verbo

Queste due vetrate, poste in dialogo visivo e teologico, rappresentano le due anime originarie del cristianesimo: da un lato quella storica, radicata nell’ebraismo e incarnata in Giacomo; dall’altro quella mistica e missionaria, incarnata in Maria Maddalena. Non contrapposizione, ma complementarietà: due risposte in diverse alla stessa Presenza.

La Chiesa di San Massimo, ospitando queste due narrazioni, diventa così un luogo simbolico di memoria e di riconciliazione tra le vie dimenticate del cristianesimo primitivo. Una memoria che oggi torna visibile attraverso il vetro, la luce e la storia.

Questa vetrata, con le sue luci e i suoi simboli, ci invita dunque a riscoprire la pluralità delle origini cristiane, troppo spesso semplificata. Una pluralità che non divide, ma arricchisce, e che proprio a Torino, nella chiesa che porta il nome del suo primo vescovo, torna a parlarsi in silenzio, attraverso il vetro e la luce.


sabato 29 marzo 2025

Giacomo il Giusto il fratello di Gesù e la distruzione del Tempio

 


Giuseppe Flavio che alcuni testi cristiani antichi collegano Giacomo il Giusto (il “fratello del Signore”) con eventi cruciali come la caduta di Gerusalemme e la distruzione del Tempio nel 70 d.C. Vediamo i punti principali:

Nella sua opera Antichità giudaiche (Libro XX, 9,1), Giuseppe Flavio parla della morte di Giacomo:

«Anano… radunò il sinedrio e fece comparire davanti ad esso Giacomo, fratello di Gesù detto il Cristo, e alcuni altri; e li accusò di aver trasgredito la legge e li fece lapidare».


Secondo diverse fonti (tra cui Giuseppe Flavio, Egessippo, Eusebio): Fu ucciso dai capi religiosi ebrei, probabilmente perché diventava scomodo come figura influente.
Giuseppe Flavio non collega direttamente questa morte alla caduta di Gerusalemme, ma l’uccisione di Giacomo avviene nel 62 d.C., pochi anni prima della distruzione del Tempio.
Secondo lo storico della Chiesa Eusebio di Cesarea (IV secolo), che cita fonti più antiche come Egessippo, Giacomo fu una figura così giusta e venerata dal popolo, che la sua uccisione segnò l’inizio del declino morale di Gerusalemme, e la sua morte fu vista come causa spirituale della distruzione del Tempio:

«A causa del delitto commesso contro di lui, è sopraggiunta la rovina su di loro, come l’oracolo dei profeti aveva predetto».

(Eusebio, Storia ecclesiastica, II, 23)






lunedì 6 marzo 2023

Prefazione di MASSIMO AGOSTINI al libro di Ferdinando Pessoa - traduzione di Douglas Swannie


Scritti iniziatici. Massoneria, Teosofia, Rosacrocianesimo Copertina rigida – 6 maggio 2021 

 E’ facile perdersi nell’incanto di un sogno, quando, immersi nel nebuloso mondo del nostro inconscio, viaggiamo nelle tenebrose, criptiche, misteriche, stanze della nostra anima

In quell’eterea condizione ogni immagine viene ad assumere il valore di una verità.

Nel sogno si manifesta l’essenza più pura del nostra anima, posta oltre il velo di ogni abituale materialità sicché, come esseri di pura energiaci troviamo al contempo ad essere noi e ciò che è altro da noi.

 Quello del sogno è un viaggio nella dimensione spirituale, che sebbene diversa da ciò che consideriamo come vita reale, appare essa stessa fondamento di una realtà che ci appartiene, e quindi inevitabilmente reale. 

In essa può vivere quell’intelletto intuitivo che tutto comprende, in una magica rivelazione del tutto.

Ci si trova smarriti nei ricordo del sogno, rientrando in quella vita che si considera come reale, consapevoli di una esperienza che conduce oltre il velo di ciò che la mente vive nelle sue quotidiane, abituali, automatiche circonvoluzioni del pensiero condizionato dalla materialità.

Ecco che allora, nel magico connubio tra cielo e terra, in un animo sensibile il sogno si trasmuta in poesia, sicché il pensiero diventa luminoso verbo, capace di creare nuove reali dimensioni.

 Fernando Pessoa, il sommo poeta portoghese, ha fatto dei sui versi quel verbo, donando il profumo misterico al caotico divenire delle anime nel mondo, nella sua personale ricerca di una verità superiore, preclusa ai più. 


 Siamo i sogni di noi stessi, barlumi di anime, e l’un per l’altro resta il sogno dell’altrui sogno” nella consapevolezza di essere “ignoti a noi stessi.[1]

Sognare, per il grande poeta portoghese, è il fluire delle percezioni più intime alle quali consegue il manifestarsi di immagini suscitate dal sogno: “seguo il corso dei miei sogni, facendo delle immagini gradini per altre immagini

Quello di Pessoa è il canto di un’anima che vive nell’immensità del tutto, nella consapevolezza dinon essere nulla al cospetto dell’infinitezza dell’essere: 


Non sono niente, Non sarò mai niente, Non posso voler d’essere niente. A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.[2]


Questi versi sembrano richiamare l’antico motto dei Cavalieri Templari: Non nobis Domine, non nobis,(…)”. Un motto sicuramente a lui caro, visto che si definisce Templare.

Un’appartenenza spirituale che inevitabilmente ha segnato il magico sentire del poeta, in quel desiderio di conoscenza misterica che lo ha condotto a percorrere gli ardui sentieri dell’occulto.

Quello di Pessoa è infatti un viaggio intimo nei meandri della coscienza, nel tentativo di svelarne il mistero sacro che in essa alberga:


 “nel profondo di noi stessi noi restiamo ancora celati quando al nostro pensiero dell’essere nostro parliamo”.[3]

E’ un parlare di conoscenza, di una conoscenza che va oltre l’umana comprensione, oltre la comune ragione, toccando i misteri di percorsi che superano ogni razionale filosofia e ogni limitante religione, per svelare verità inaccessibili, che il poeta riteneva custodite proprio dall’antico Ordine del Tempio.

 Come riportato nella nota introduttiva a questa raccolta di “scritti iniziatici”, curata dall’amico Douglas Swannie: l’unica iniziazione che il poeta mai ammise fu infatti quella dichiarata nella sua autobiografia: “iniziato, per comunicazione diretta da Maestro a Discepolo, nei tre gradi minori dell’Ordine Templare di Portogallo (apparentemente estinto).

Sicuramente in Pessoa vivevano comunque i fondamenti dell’essenza massonica, vivificata nei principio della fraterna tolleranza, tanto da individuare nell’ignoranza, nel fanatismo e nella tirannia i tre assassini dell’ultimo Gran Maestro dei Templari, Jaques de Molay. Tre assassini che ritroviamo simbolicamente rappresentati anche nei rituali massonici dove al posto di Jaques de Molay ad essere assassinato è il maestro Hiram, l’architetto incaricato da Salomone per la costruzione del Tempio di Gerusalemmeucciso da tre compagni d’arte nel tentativo di carpire i suoi segreti[4]


“Ricordare sempre il martire Jacques de Molay, Gran Maestro dei Templari, e combattere, sempre e ovunque, i suoi tre assassini: Ignoranza, Fanatismo e Tirannia”, questa è infatti la raccomandazione di Pessoa per coloro che hanno in mente di accedere, attraverso una primaria preparazione essoterica, ai segreti iniziatici, che potranno svelarsi solo a coloro che esotericamente ne sapranno cogliere l’essenza.

Il riferimento al martirio di Jaques de Molay, al pari di quello del Maestro Hiram, diviene, in ambito esoterico, espressione della una morte e rinascita dell’iniziato, necessaria a realizzare l’uomo nuovo in grado di donare “bene e progresso” all’umanità. Un’immagine che sembra contenere i tratti simbolici della morte e resurrezione del Cristo, evocando altresì gli antichi misteri del mito egizio di Osiride, il dio riportato in vita dalla sua amata Iside per donare nuova luce al mondo attraverso il figlio Horus, immagine di Osiride risorto.

Una continuità iniziatica che sembra trai ispirazione anche dalla Bibbia, nell’idea di un sacerdozio eterno, rappresentato dal mito di Melchisedecil cui nome significa il “Re Giusto” del regno di Salem[5]

 Melchisedecc, venne iniziato per comunicazione diretta da Maestro a Discepolo, divenendo il Sacerdote eterno nell’Antico Tempio del Signore, con il potere di governare su qualsiasi altro re-sacerdote, come Re del Mondo, il Rex Deus.

Una trasmissione iniziatica che da Melchisedec giunse ad Abramo, poi a Davide e quindi a Cristo, con l’appellativo di “Maestri di Giustizia”.

Il concepimento di Melchisedec, al pari di quello di Gesù, ha per altro il sapore di una ierogamia “virginale”, essendo anch’egli concepito esclusivamente per volere del Signore per essere il re-sacerdote, figlio di Dio e custode della sapienza divina nel mondo. 

Una catena iniziatica che la tradizione vuole sia giunta segretamente fino ai Templari, per poi disperdersi, a seguito della soppressione di questo Ordine, dando origine nel tempo ad altre organizzazioni iniziatiche, come i Rosa Croce e la Massoneria, prese come riferimento dallo stesso Pessoa negli “scritti esoterici”

La conoscenza iniziatica che ritroviamo in Pessoa sembrerebbe quindi far riferimento ad un misterioso Sacro Ordineiniziatico, forse legato ai Cavalieri di Cristo del Portogalloche furono diretti eredi dei Templari portoghesi. 

I Cavalieri di Cristo hanno infatti la loro origine direttamente dai Templari portoghesi, dopo che questi vennero soppressper eresia nel concilio di Vienne del 1312 dal Papa Clemente V, fortemente condizionato dalle pressioni di Filippo il Bello, Re di Francia.

L’Ordine Templare venne così eliminato in tutta la Cristianità in quanto eretico, ma ancor più per lo strapotere economico acquisito negli anni; ma in Portogallo e in Scozia[6] Templari continuarono ad esistere.

Il Re Dionigi del Portogallo riuscì infatti ad ottenere dal debole pontefice di creare un nuovo ordine cavalleresco che potesse consentire allo spirito templare di sopravvivere in qualche modo, cambiando in sostanza solo il nome dell’Ordine, che da Templari o poveri Cavalieri di Cristo divenne “Ordine di Cristo.

Lo spirito templare aveva in sé l’anima di un’antica sapienza iniziatica, che portò, dopo pochi anni dalla fondazione dell’Ordine, avvenuta ad opera di Ugo de Pagani (Ugo de Payns in francese), ad avere il controllo economico sui Papi e sui Re d’Europa, in un arcano progetto di un dominio Teocratico del mondo, ispirato dal cistercense Bernardo di Chiaravalle, sostenitore dei Templari, avendo anche collaborato alla stesura e approvazione della loro Regola, avvenuta nel Concilio di Troyes del 1128.

In questo contesto, l’ipotesi probabile è quella che i Templari  avrebbero avuto come obiettivo finale quello di realizzare uno statocon capitale Gerusalemme, posto al disopra degli altri stati, per una reale riconciliazione dell’umanità con il divino, sulla base di una tradizione spirituale, che probabilmente traeva origine proprio nel mito biblico di Melchisedec, il Sacerdote-Re, primo Re del Mondo.

Il progetto Templare viveva infatti nell’ideale di un mondo unificato sui nuovi valori sociali e religiosi, improntato sulla tolleranza e sulla fratellanza universale, una sorta di nuova Arcadia,[7] ovvero di un mondo dove uomini e natura vivessero in perfetta armonia, in una concessione spirituale di tipo gnostico, probabilmente legata alle prime confraternite cristiane. Un modello sociale e religioso in parte già presente in alcune comunità, come quella dei Catari,[8] con i quali i Templari ebbero stretti rapporti, ma che si può ritrovare  anche nell’antica comunità essena[9], ben raccontata nei manoscritti ritrovati il secolo scorso a Qumran, e forse in parte già noti ai Templari.

Fu forse proprio per questa loro affinità con i Catari che i Templari rifiutarono di partecipare alla crociata indetta contro loro dal Papa Innocenzo III, tra 1209 e il 1229, e che culminò nel massacro di Béziers[10].

D’altro canto il mito cataro si lega alla stessa leggenda del Graal raccontata nel Parzifal, il poema epico-cavalleresco del poeta Wolfram von Eschenbachfacendo ipotizzare una alleanza tra Templari e Catari. E’ per altro probabile che i Templari amministrassero i loro beni, finanche aiutarli ospitando nelle loro commende i catari in fuga al tempo della persecuzione da parte della Chiesa.

La crociata contro i Catari sancì però la fine di una sogno, determinando il progressivo declino della tradizione culturale e religiosa dell’Occitana, il Pays doc, quello dei poeti trovatori, cantori del mito cavalleresco e dell’amor cortese, nel quale il pacifico popolo cataro aveva prosperato, determinandone la grandezza spirituale e sociale.  E con essi anche la speranza della nuova Arcadia cominciò a vacillare.


Ma cosa c’entra Pessoa con questa storia?

In primo luogo è infatti proprio lui a dichiararsi iniziato ai misteri templari nei tre gradi minori dell’Ordine del Portogallo, che definisce apparentemente estinto, a ciò si aggiunga l’adesione di Pessoa a quel movimento portoghese denominato Sebastianismo, che sfociò in un progetto di dominio del mondo chiamato “Quinto Impero”

In questo contesto, i suoi “scritti esoterici”, sapientemente riportati in questa pubblicazione curata da Douglas, sembrano donare i tratti del progetto templare per una nuova Arcadia. 

Il Quinto Impero infatti non è altro che un sogno caro a Pessoa, alimentato dal mito sebastianista, che per secoli ha attraversato le menti dei portoghesi.

Quello sebastianista è un movimento al contempo “mistico e secolare” che trae origine dalla morte di Don Sebastiano, sovrano del Portogallo, deceduto nella battaglia al Alcazar-Quibir, del 1578, contro l’esercito del sultano ʿAbd al-Malik, e il cui corpo non fu più ritrovato. Poiché Sebastiano non aveva eredi, poco dopo la sua morte il suo regno passò nelle mani del Re di Spagna Filippo II, ma nei patrioti portoghesi restò sempre viva la speranza che il Re Sebastiano, detto il Re Addormentato come immagine simbolica di eroe nascosto, sarebbe tornato a stabilire la sovranità nazionale.

Così nacque il sogno di un Re occulto, una sorta di re-dio, al pari del biblico Melchisedec, che un giorno tornerà per essere il nuovo Re del Mondo, il Rex-deus di un nuovo impero. 

Un sogno che nel tempo sfociò in altre immagini, veicolate dal pensiero di una rinascita del Portogallo come grande potenza imperiale, che portarono ad un vero progetto, quello del Quinto Impero, elaborato da un gesuita nel XVII secolo. 

Il “Quinto Impero sarebbe stato l’ultimo dei grandi imperi, successivo a quello Assiro, Persiano, Greco e Romanoin una aspettativa che traeva spunto dalle Sacre Scritture, come quella del profeta Daniele[11]


Quello di Pessoa è quindi un sogno messianico, al pari di quello dei profeti ebrei che attendevano l’arrivo del Messia per liberare i giudei dal giogo dei romani, o come nel caso di Mosè, Davide e Salomone che, attraverso una nuova alleanza con il Signore, divennero i Rex-Deus e quindi simbolo salvifico per neofiti e iniziati in cerca di libertà e grandezza.

Fernando Pessoa coltivò in sé quel mito, alimentandolo proprio con la sua esperienza iniziatica templare e con i suoi interessi per l’occulto, tanto da riempire i versi della sua poesia, come quella “in memoria del presidente-re Sidonio-Pais[12] che ritrae il dittatore portoghese, assassinato da una anarchico nel 1918, come incarnazione del re scomparso.

Il sogno sebastianita di Pessoa emerge ancor più nella raccolta di poesie Mensagem” del 1934, dove racconta l’orgoglioso passato del Portogallo, rivelando nella parte intitolata “O Encoberto l’immagine della venuta del Messia,chiamato Encoberto (nascosto) per la salvezza dell’umanità e la conseguente realizzazione del “Quinto Impero”.

Il pensiero salvifico del poeta portoghese, come potremo scoprire attraverso i suoi “scritti esoterici” riportati in questa pubblicazione, non è pero configurabile esclusivamente nella costituzione di un “Quinto Impero” temporale, rappresentando piuttosto un vero percorso iniziatico dell’anima, a partire proprio dalla sua.

Pessoa, con i suoi “scritti esoterici”, ci conduce infatti a penetrare gli ardui sentieri della conoscenza iniziatica, attraverso una visione sincrética, fondata sullo gnosticismo, ma che attraversa diverse realtà esoteriche, dal catarismo, al rosacrocianesimo, alla massoneria. Un percorso che intravede diversi gradi iniziatici che possono condurre il neofita alla conoscenza superna.

Per Pessoa quel percorso di conoscenza comprende inevitabilmente il sogno messianico del Quinto Impero, che ha come presu pposto l’avvento di una Grande Iniziato, di quel Re del Mondo”, sacro e occulto, capace di donare nuova luce all’Umanità, veicolando una nuova conoscenza e consapevolezza.

In questo contesto Pessoa sembra assumere le vesti del Profeta, al apri di quelli biblici, e la sua poesia diviene così strumento di rivelazione, che trae origine nel mondo nebuloso del sogno, ma ancor più dell’occulto, attraverso il misterico potere creatore del mito, che trasmuta il fluire del pensiero in verbo e il verbo in manifestazione.

In Pessoa il pensiero di un “Quinto Potere” temporale trasmuta quindi in una concezione essenzialmente spirituale che indica il divenire temporale come necessario percorso dell’anima.

E’ evidente che Pessoa intravede in quel “Quinto Impero” anche la grandezza della sua nazione, nel sogno di una sua rinascita, indicando se stesso come massimo ispiratore di questa apocalisse.

Dice infatti il poeta: “Tra non molto apparirà il poeta supremo della nostra razza e, se osiamo trarre la vera conclusione che ci si impone, il poeta supremo dell’Europa, il poeta di tutti i tempi. E la nostra grande razza partirà in cerca di un’india nuova, che non esiste nello spazio, su navi che sono costruite della materia dei sogni”

L’immagine dellindia nuova che non esiste nello spaziosembra assumere l’immagine della Gerusalemme Celeste,espressione superna di quella terrena, come simbolo misterico di un nuovo ordine morale e sociale sogno iniziatico del poeta portoghese.

 

                                                                                               Massimo Agostini



[1] F. Pessoa: “(…) Per quanto di noi si mostri continuiamo ignoti./ L’abisso tra le anime non può esser collegato da un miraggio della vista o da un volo del pensiero./ Nel profondo di noi stessi restiamo ancora celati quando al nostro pensiero dell’essere nostro parliamo./ Siamo i sogni di noi stessi, barlumi di anime, e l’un per l’altro resta il sogno dell’altrui sogno

[2]  F. Pessoa: incipit della poesia “Tabaccheria” dedicata al suo eteronimo Alvaro de Campos.

[3]  Vedasi nota 1

[4] Secondo la leggenda massonica, Re Salomone decise di costruire, alle porte di Gerusalemme, il più grande e imponente Tempio da dedicare al suo Dio e alla fratellanza degli uomini. 

Hiram Abif, indicato anche come figlio della Vedova, venne inviato a Salomone dal Re di Tiro, come maestro sovrintendente ai lavori.

 Il maestro Hram divise le maestranze in tre classi: apprendisti, compagni e maestri, in base alla perizia e conoscenza dei segreti nella sacra arte delle costruzioni. 

Per ogni classe stabilì una specifica parola segreta e di passo al fine di concedere una giusta paga alle maestranze in base alla diversa maestria posta nell’arte muratoria.

 La paga dei lavoranti dipendeva infatti dalla qualifica, ma tre operai della classe dei compagni, bramosi di ottenere la paga dei maestri, senza esserne degni, si nascosero nel cantiere del Tempio, dove Hiram, durante la pausa di lavoro, soleva passeggiare e nel tentative di carpigli la parola segreta lo uccisero coni loro attrezzi di lavoro.

[5] Melchizedek o Malki-tzédek מַלְכִּי־צֶדֶק / מַלְכִּי־צָדֶק "Il mio Re è giusto", ebraico Standard Malki-ẓédeq / Malki-ẓádeq, ebraico tiberiense Malkî-ṣéḏeq / Malkî-ṣāḏeq), a volte scritto Malchizedek, Melchisedech, Melchisedek, Melchisedeq o Melkisedek, è una figura emblematica e misteriosa nell'Antico testamento, della Tanakh o Bibbia ebraica.

Nella Bibbia è identificato come re del regno di Salem (che si ritiene fosse l'antica Gerusalemme) e come Sacerdote dell'altissimo Dio; secondo l'esegesi ebraica si tratta di Shem, figlio di Noè.

Il sacerdozio di Melchisedec è uno dei più alti gradi del Sacerdozio tra i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, altresì detti mormoni.

La storia del concepimento di Melchisedec, con tutto il suo mistero, è sapientemente raccontata nel Libro dei segreti di Enoc.

Su questo argomento si rimanda al mio libro “Et in Arcadia Ego. I miri dei Popoli del Mare” Tipheret Editore, Catania 2017.

[6] Secondo  leggenda, nella battaglia attaglia di Bannockburn (1314) che segnò la vittoria degli scozzesi contro gli inglesi avvenne grazie all'intervento dei Cavalieri templari a fianco del loro re Robert Bruce.

Una leggenda che conduce al mistero della Cappella di Rosslyn dove si narra sia custodito il segreto Templare protetto dalla antica nobile famiglia dei Sinclair.

Laurence Gardner nel suo libro La linea di sangue del Santo Graal afferma a proposito dei Sinclair: «c’erano pochi norman­ni importanti nella Scozia medievale, ma una famiglia nor­manna che occupò una posizione di grande prestigio dall’XI secolo in poi fu quella di St. Clair. Henri de St. Clair aveva partecipato alla crociata con Goffredo di Buglione. Oltre due secoli dopo, nel 1314, il suo discendente e omonimo Henri de St. Clair fu uno dei comandanti dei cavalieri Templari alla battaglia di Bannockburn.

[7] Arcadia è il nome di una regione dell’antica Grecia, nel Peloponneso, considerate simbolicamente, come luogo di una serena vita idilliaca, dedita ai piaceri della natura. Secondo il mito l'Arcadia del Peloponneso era un possedimento di Pan, dio della foresta, co la sua corte di driadi, ninfe e spiriti della natura. Arcadia prende il nome da Arcade he il mito gereco lo presenta come figlio di Zeus e re dell’Arcadia che introdusse la coltivazione dei campi ed insegnò ai sudditi a fare il pane, a filare ed a cucire i vestiti. Dopo di lui la terra precedentemente chiamata Pelasgia fu chiamata Arcadia ed il suo popolo gli Arcadi.

[8]  Il nome Catari deriva dal latino medievale catharus, «puro» con il quale comunemente sono indicati gli eretici gnostici dualisti medievali diffusi soprattutto nella Francia meridionale e nell’Italia centro-settentrionale nel XII-XIII secolo. In contrasto con la Chiesa, predicavano un rinnovamento morale fondato sull’antitesi tra bene e male, spirito e materia ed erano organizzati in una vera e propria gerarchia iniziatica.

[9] Vedasi I manoscritti di Qumran, a cura di: L. Moraldi, UTET, 2013, in particolare I testi normativi (regola della comunità, regola dell’assemblea, regola della Guerra …) r

[10] «La città di Béziers fu presa e, poiché i nostri non guardarono a dignità, né a sesso, né a età, quasi ventimila uomini morirono di spada. Fatta così una grandissima strage di uomini, la città fu saccheggiata e bruciata: in questo modo la colpì il mirabile castigo divino» (Arnaud Amaury, Patrologia Latina, volume CCXVI, 139C) 

Leggendaria è la risposta che in quell'occasione Arnaldo di Citeaux, legato pontificio, avrebbe rivolto a un soldato che gli chiedeva come poter distinguere nell'azione gli eretici dagli altri: "uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi".

[11] Rivelazione e spiegazione del sogno di Nabucodonosor da parte di Daniele: “… Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo: stritolerà e annienterà tutti gli altri regni, mentre esso durerà per sempre”.

[12] Sidónio Pais, (1872-1918), è stato il quarto Presidente della Repubblica dal 1917 al 1918. Fu il fondatore del Sidonismo, noto anche come Dezembrismo.