massimo agostini

sabato 21 dicembre 2019

SOL INVICTUS


 

SOL INVICTUS 
Lumi di cera,
nel buio della notte
splendono rose.

Nell’oscura materia,
l’animo vive
di morte iniziatica.

Eterna è la gioia
nel Cuore Aurato

M. A. 🌜🌞

lunedì 25 novembre 2019

LA STORIA DI MERIT PTAH , LA PRIMA DONNA MEDICO NELL’ ANTICO EGITTO

di Nadia Misci
C’è stato un tempo – molto antico, in verità – in cui le donne potevano godere di pieni diritti, raggiungendo importanti posizioni sociali e ruoli di primo piano. Esse potevano addirittura aspirare alla carica politica più alta in assoluto: quella di faraone.
Stiamo parlando dell’Antico Egitto, ovviamente, e dell’importanza che avevano le donne all’interno di questa società. Più che di pari opportunità potremmo parlare di riconoscimento del ruolo della donna, come complementare e non subordinato a quello dell’uomo.
 Le donne potevano infatti studiare come gli uomini, cimentandosi in qualsiasi campo, diventare scribi o medici (sono oltre un centinaio le donne medico egizie di cui si ha notizia, fra le quali molte ostetriche), aprire attività commerciali e imprenditoriali, possedere terreni, stipulare contratti di lavoro, denunciare uomini in tribunale, spesso vincendo le cause. E, ovviamente, le donne potevano darsi alla politica.

Antico Egitto
Statuetta di donna
Merneith, che visse intorno al 2970 a.C., fu la prima sovrana donna dello stato africano, nonché la prima regina regnante in tutta la storia, prima consorte e poi reggente di un impero allora ai vertici dell’economia e del potere mondiale.
Pare che tutte le donne nobili sapessero scrivere, ma è molto probabile che anche donne di altre classi sociali meno elevate fossero alfabetizzate: molto spesso erano proprio loro a lavorare come scribi all’interno del complesso sistema burocratico. Il mondo del lavoro era infatti aperto alle donne, a tutte – e per tutte intendiamo anche le donne con figli - probabilmente con meno difficoltà rispetto a oggi.

Tra le varie discipline, la medicina in Egitto era molto praticata ed era sicuramente più avanzata rispetto alle società a loro contemporanee; la divinità di riferimento era non a caso Sekhmet, una donna.
 Insomma, la medicina era in tutto e per tutto una disciplina “femminile”: le donne non ricoprivano solo il ruolo di ostetriche, ma furono sicuramente anche medici ed eseguivano interventi chirurgici. Non è affatto un caso che proprio in questo clima di parità e di emancipazione sia nata la prima donna conosciuta in campo scientifico: Merit Ptah.
La “prima scienziata” visse in Egitto durante l’Età del Bronzo – siamo nel 2.700 a.C. circa -, dedicandosi principalmente alla fisica, ma sappiamo che fu anche ostetrica e medico. Nel suo nome c’è già il suo destino: Merit Ptah significa infatti amata da Ptah, cioè dal dio creatore della città di Menphi (la capitale dell'Antico Regno), divinità del sapere e della conoscenza.

Merit Ptah

martedì 19 novembre 2019

Alla ricerca dei misteri di Parigi L'Arcadia e Il segreto di Saint Sulpice


San Sulpicio nacque a Vatan, nel Berry, da una famiglia gallo-romana. Si formò alla corte Merovingia di Gotrano, nipote di Clodoveo. Vescovo di Bourges, fondò il primo Ospedale della città.


Il fatto che questo misterioso tempio di Parigi sia stato dedicato ad un santo devoto servitore dei re merovingi, porterebbe a confermare le tante ipotesi che legano Saint Sulpice alla "Linea della Rosa", al Priorato di Sion e all'ARCADIA
La chiesa di Saint Sulpice sorge nell'antico  borgo di Saint Germain, che prese origine da un'importante abbazia, costruita sulle rive della Senna su una fondazione del 542 voluta dal re Childeberto, figlio di Clodoveo.
Forse è proprio per questo legame con la stirpe dei re taumaturgi (Rex Deus) che a Saint Sulpice, al pari di altri templi legati al mito del Graal, sia dominante l'immagine del femminino sacro.


Entrando  nel tempio, ci si trova immediatamente attratti dalla splendida statua  della Madonna con bambino che, posta nell'abside, al centro del tabernacolo, sembra esprimere la Shekhinah, la manifestazione del divino, concessa solo ai Sommi Sacerdoti del Tempio di Salomone.
Per i cultori del Graal, e di una spiritualità che trae origine dal culto di Iside e Osiride, appare inevitabile associare quell'immagine al mistero di Maria Maddalena e di Cristo.
Un mistero indicato anche come "linea della rosa" Rose-line ( non è forse un caso che anche a Rosslyn Chapel domini la stessa immagine).


Forse è proprio per questo che Saint Sulpice sembra essere legata anche alla linea dell’antico meridiano di Parigi, che parte dalla città di Dunkerque, raggiungendo Parigi, dietro la chiesa di San Sulpice, poi nei pressi della piramide di vetro del Louvre, e quindi sotto l’Osservatorio di Parigi, per proseguire il suo itinerario verso il meridione della Francia, correndo a pochi chilometri di distanza dalla città di Bourges e poi terminare nei Pirenei, nella località di Les Pontils, a circa 300 metri dal sarcofago d’Arcadia, quello dipinto dal pittore Nicolas Poussin, nel quale si legge la famosa frase latina “Et in Arcadia ego”.
Chi possedeva la Linea Rosa, era il figlio degli Dei, colui che ha superato il ciclo perpetuo di morte e rinascita, il neheh degli antichi Egizi.
Non a caso la linea meridiana di Francia passava nei pressi della tomba d’Arcadia, una località situata vicino a un’antica commenda dell’Ordine del Tempio.
Non è neanche un caso che all'interno di Saint Sulpice sia presente uno gnomone che permette di stabilire con precisione il tempo dell'equinozio di primavera, un tempo fondamentale per tanti riti iniziatici.
Massimo Agostini




lunedì 11 novembre 2019

simbolo di un’opera


Guardarsi dentro
Nell’uno vive il due.
Amor unisce.

Ierogamia 
M. A. 

Le Valchirie erano Guerriere Vichinghe?

Le Valchirie erano Guerriere Vichinghe?

I risultati del Dna sui resti di una tomba del X secolo a Birka, in Svezia, ci raccontano infatti che il "guerriero Bj 581" da sempre creduto un uomo era in realtà una donna.
Sembrerebbe quindi riaffiorare il mito norvegese delle Valchirie, le femmine combattenti. 
SEPOLTE dai pregiudizi e riesumate dalla scienza. 
Le donne potrebbero avere un nuovo ruolo nella storia dei vichinghi: non più da interpretare come coloro che stavano a casa fra fardelli e bambini, ma vere e proprie condottiere, guerriere o strateghe.
A far credere che si trattasse di un "capo" anche i ritrovamenti, accanto alle ossa, di alcune pedine e una tavola usata per pianificare tattiche e strategie. 





domenica 27 ottobre 2019

Et in Arcadia Ego. Intervista a Massimo Agostini



Massimo Agostini, medico e saggista racconta alcuni aspetti della sua ultima ricerca che ha condotto alla pubblicazione del libro "Et in Arcadia Ego. I miti dei Popoli del Mare" (Tipheret editore) Il saggio di Massimo Agostini, è anche il racconto di un viaggio condotto dall’autore per esplorare i luoghi del mito dell’Arcadia, alla ricerca di documenti e prove sulle tante ipotesi sull'origine dei Templari e del suo primo Gran Maestro. Una ricerca nata da misteriosi documenti ritrovati nell'archivio di una importante famiglia toscana che ha condotto l'autore a svelare suggestive ipotesi sull'origine italiana dei Templari. Il legame di Agostini con il Clan Sinclair, i suoi viaggi in Scozia e nelle isole Orcadi, donano alla ricerca il senso di una conoscenza iniziatica, appartenuta ad antiche nobili famiglie, per essere trasmessa di generazione in generazione. Il libro è rivolto agli uomini del dubbio, non ha nessuna pretesa di verità rivelata, ma semplicemente quella di donare libere intuizioni a chi possiede gli strumenti per progredire nella ricerca.


Raab: la Prostituta Sacra di Gerico

dal Libro: "Et in Arcadia Ego. I miti dei Popoli dei Mari" Tipheret Editore.

Come narra la Bibbia, l’unica superstite alla terribile strage perpetrata dagli Ebrei su quel popolo ormai vinto fu Raab, una prostituta che ebbe il merito della grazia per aver aiutato gli Israeliti, ospitando le spie inviate da Giosuè all’interno della città nemica (Gs. 2, 14-21).

Raab e gli emissari di Giosuè, dipinto anonimo del XVII sec.

La città di Gerico, come l’intera terra di Canaan, viveva nei fasti di una cultura antica carica di conoscenza e i suoi abitanti, abili nella lavorazione del ferro e del vetro, avevano nell’anima la memoria dei sapienti padri dell’antica terra di Sumer.
La classe dominante era rappresentata da una nobiltà militare e mercantile e dai grandi proprietari terrieri, mentre ai margini della città, viveva la popolazione contadina dei villaggi e nuclei di nomadi bellicosi, fra i quali gli Ebrei.
Fino alla scoperta dei testi di Ugarit, la religione di Canaan era conosciuta attraverso i racconti lasciati nella Bibbia dai vincitori di quel popolo, e per questo sicuramente non oggettivi.
Dai testi di Ugarit sono emerse conoscenze un po’ più approfondite sulla religione dei Cananei.

Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, la divinità suprema dei Cananei era El, seguita dal Dio Ba’al, personificazione del principio maschile, e dalla sua sposa Astarte, forza vitale femminile e “Regina del Cielo”, e il loro sessuale amplesso era ritenuto il fondamento del ciclico rinnovarsi della natura cosmica.
Baal, XIV-XII secolo a.C. Ugarit
Musée du Louvre .
Figurina di Astarte
 
Museo del Louvre

Ba’al era venerato anche in Egitto nel culto di Menphis con il nome Ba’al Tsefon (Ba’al Zəbûl).
Nei santuari più importanti dedicati alla Dea Astarte si celebravano i riti sessuali volti all’armonia degli opposti, attraverso la mediazione sacerdotale delle sacre prostitute della Dea.
L’apice cerimoniale del culto della Dea Astarte era costituito dalla sacra unione sessuale tra il re e la sacerdotessa del tempio discendente da una nobile stirpe che, immedesimati nel corrispettivi divini, donavano nuova armonia alle forze della natura.
Raab, la donna di Gerico, graziata da Giosuè, più che la meretrice di una città depravata e corrotta, come descritta dalla Bibbia, poteva quindi essere una principessa e sacerdotessa addetta al culto della Dea e, come tale, iniziata ai più alti misteri per la celebrazione del sacro rito della ierogamia.
Fu probabilmente per quella principesca sacralità sacerdotale, dalla quale peraltro scaturì la stirpe davidica, ma forse anche per il luminoso fascino donato dai suoi fluenti capelli biondo-rame, tipico degli eletti del Signore, a far riconoscere in Raab il marchio di un destino scritto nelle “Tavole Celesti” e che la Bibbia non ha voluto svelare.
Dopo la caduta di Gerico, Raab venne accolta dal popolo ebraico come figlia di Israele, divenendo la sacra sposa di Salomon col quale concepì il figlio Boaz che sposò poi Rut; da questomatrimonio nacque Obdet che generò il padre di Davide, dando origine alla stirpe di Gesù (Mt. 1).
La sacerdotessa di Gerico si colloca quindi sulla linea diretta della discendenza di Gesù, il Messia atteso dal popolo d’Israele: un evento sicuramente singolare e degno di riflessione.
La nobiltà di sangue era infatti requisito essenziale per essere iniziati ai misteri del tempio, condizione ancor più valida per Raab essendo destinata a essere la “Grande Madre” di una sacra e nobile dinastia quale quella di Davide.
Non avrebbe avuto altro senso rimarcare nella Bibbia l’episodio di una prostituta come unica superstite dell’eccidio di Gerico, se non quello appunto di indicare Raab come la “Sacra Donna, eletta del Signore” che, alla stregua di tante Dee, consentì alla stirpe divina di mantenere il suo spirito sulla Terra.

giovedì 15 agosto 2019

Ferragosto in onore di Diana . articolo di Nadia Misci

FERRAGOSTO da festa sacra pagana della dea Diana
a Maria l’assunta in cielo

Come Diana Maria è vergine, come Diana Maria è una rappresentazione lunare, come Diana Maria è vergine-madre, e come Diana Maria viene invocata per proteggere le partorienti, salvarsi, guarire.
Come è noto, quando il cristianesimo non riusciva a sradicare le ritualità pagane ne inglobava i tratti e ne mutava gli aspetti in nuove forme.
La maestria di questo rimaneggiamento storico è straordinaria se solo pensiamo a quanto dovesse essere integrato il paganesimo nell’antica Roma e a quanto lavoro costò probabilmente ai diaconi questa laboriosa metamorfosi.
Tuttavia le tracce tematiche e iconografiche di questa importantissima Dea rimangono solide.  Ancora oggi essa vive, ancora oggi è celebrata e amata e seppur ne abbiamo perso memoria, ancora ripetiamo i medesimi gesti celebrativi a distanza di migliaia di anni.

La festa pagana di Ferragosto
Per andare dove tutto inizia bisogna volare alla festa pagana di ferragosto.
La parola Ferragosto è la versione contratta di feriae Augusti.  Questa festività fu dedicata all’imperatore Augusto che per festeggiare il titolo conferitogli nel 23 a.C. scelse il mese di agosto e lo dichiarò festivo.
La scelta cadde su questo mese poiché all’epoca era questo il momento in cui si concentravano molte feste pagane come i Nemoralia, Portunalia, Consualia etc. Queste feste erano per lo più dedite a celebrare la fertilità della terra o a ringraziare per i doni da essa ricevuti.
La più importante tra le feste d’agosto però si svolgeva tra l’11 e il 13 agosto, ed era rivolta alla Dea Diana.

I festeggiamenti a Diana e la festa delle torce
In epoca romana il mese di agosto come ho detto era un momento di grandi festeggiamenti, ma il più importante e il più atteso era il culto della dea Diana. Questa festa durava ben tre giorni alle idi di agosto ed era chiamata festa di Nemoralia o festa delle torce.

La festa era in onore di Diana Nemorense, la Diana dei boschi, nome che le derivava dal lago di Nemi dove nel vicino bosco si ergeva il tempio a lei dedicato.

In questi tre giorni i fedeli accorrevano allo Speculum Dianae, antico nome del lago di Nemi, muniti di fiaccole che creavano dei fantastici giochi di luce sullo specchio d’acqua del lago.

L’uso delle torce era voluto allo scopo di onorare la dea cui uno degli appellativi era proprio lucifera, da lux (luce) e ferre (portare).  Ella era infatti lucifera sia perché dea della luce in virtù della luce lunare, sia perché preposta ad aiutare le donne a dare alla luce.
Secondo la testimonianza di Plutarco durante la festa si svolgeva il rito lavandosi i capelli nel lago e agghindandosi con fiori. Si sacrificava un cerbiatto e si lasciavano alla Dea offerte di vario genere da preghiere che venivano legate agli alberi, a statuine raffiguranti parti del corpo di cui si chiedeva la guarigione.

Da semplice dea a Grande Madre




Il culto di questa dea che all’origine era una dea silvestre divenne sempre più importante al punto che al sacerdote del tempio Dianae venne dato l’importantissimo titolo di REX e la dea venne fatta sedere accanto ad Apollo.

Diana non era più solo una dea di luce protettrice delle partorienti e guaritrice, ma conquistò il titolo di Grande Dea Madre.



Una dea difficile da sradicare


Quando il cristianesimo divenne religione di stato con l’Editto di Tessalonica nel 380 d.C , subito vennero banditi tutti i culti degli antichi dei pagani. I templi vennero distrutti e furono i pagani questa volta a subire la violenza e la distruzione delle antiche tradizioni.

Se ci si affacciava nel 1200 durante il medioevo, non vi era ormai quasi più traccia di queste tradizioni o degli antichi templi eppure una dea ancora sopravviveva a tutto questo: Diana.

La gente continuava a invocarla per proteggere le partorienti, per ottenere guarigioni e benedizioni, rischiavano il rogo ma il culto a lei rivolto rimaneva intatto. Il suo nome continuava ad essere invocato con forza nelle campagne la notte del 6 gennaio per invocare la fertilità dei campi.

A nulla era valso trasformare la dea in una vecchia megera che passava sulla scopa all’epifania, e ne renderla la signora delle streghe, un essere pericoloso e malefico, una lucifera figlia del demonio.
L’uso della forza era stato inutile e di fronte a un culto più radicato che mai la Chiesa Cattolica decise di inglobarlo e in questo passaggio incorporò tutta l’iconografia, la simbologia e i significati della dea.
Fu così che dalla dea Diana venne alla luce
Maria l’Assunta in Cielo.

 La trasformazione di Diana

Per mantenere il culto intatto venne dunque rispettato il momento della festività di Diana che si svolgeva il 13 agosto, la dea fu trasformata nella Vergine Assunta e si decise di far cadere la festa il 15 agosto.

Ecco perché come Diana, Maria è vergine e madre, schiaccia un serpente sotto i piedi che sebbene rappresenti il male nell’iconografia cristiana, era il simbolo del legame tra la dea e la madre terra nell’antichità.

Maria ha il volto candido e posa i suoi piedi su uno spicchio lunare, quella stessa luna di cui Diana è portatrice di luce. Ma la sua trasformazione non è solo fisica, riguarda anche i suoi attributi. Maria diviene una dea seppur mai dichiarata tale, invocata per le guarigioni, per le partorienti e per la protezione dei deboli.
Le feste di Diana che celebriamo ancora oggi
 E così arriviamo al presente dove come ho accennato si conservarono ancora intatte entrambe le festività di Diana.
La prima è l’epifania, festa pagana in cui si celebrava la danza di Diana che con le sue ninfe rendeva fertili i campi, e la seconda è ferragosto, dove Diana protegge e risplende con la sua luce.

Se nel primo caso essa rimase incisa nell’immaginario come una brutta strega (sebbene rispettata nel suo andare), nel secondo caso rimane una grande divinità, che avrà forse mutato il suo nome ma resta sempre una splendida dea luminosa d’amore.

 (Femminas Blog – Il risveglio della consapevolezza femminile)

lunedì 22 luglio 2019

IL RISVEGLIO DELLA SESSUALITÀ SACRA E DELLA DEA

IL RISVEGLIO DELLA SESSUALITÀ SACRA E DELLA DEA

di Nadia Misci

Tutta la narrazione della storia che abbiamo conosciuto ci è stata raccontata da un punto di vista maschile. Tuttavia negli ultimi 50 anni, sono emerse nuove prospettive, portate avanti da persone come l’archeologa Merlin Stone, la quale espone un nuovo punto di vista e porta alla luce nuove verità.
Secondo la Stone per molte migliaia di anni, i popoli del Medio Oriente hanno venerato la Dea. Essi consideravano sacro il corpo della donna, poiché era in grado di partorire e generare la vita.
Le sacerdotesse del tempio della Dea avevano una funzione sessuale sacra. Questi popoli sapevano che la sessualità delle donne era la porta per il divino. E per questa ragione non esisteva alcuna distinzione tra  il sacro e la sessualità nella società .


Intorno al 2400 AC  nella culla della religione della Dea, in Medio Oriente, avvenne un cambiamento politico importante. I territori che fino a quel momento avevano prosperato e vissuto in pace, furono invasi da un popolo guerriero che assunse il controllo. Essi adoravano un Dio del tuono maschio e si resero conto subito quanto sarebbe stato difficile  ottenere il controllo politico ed economico usando solo la forza.
I  nuovi conquistatori scoprirono presto che non avrebbero potuto vincere lo spirito del popolo che adorava la Dea, senza prima infiltrarsi e modificare i loro sistemi di credenze profonde.

Il mito di Lilith
Allora fu introdotto un nuovo mito sulla creazione, la storia di Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden. Nel racconto originale del Giardino dell’ Eden, Adamo aveva una partner femminile prima di Eva. Il suo nome era Lilith. Come racconta lo stesso Howard Schwartz nel libro “Lilith’s Cave: Jewish Tales of the Supernatural”



Dalla descrizione di Lilith nella Torah, emerge il ritratto di una donna con un’ardente sessualità. 
Quel tipo di energia che ci si potrebbe aspettare in una donna consapevole del suo potere sessuale e di come questo sia il cancello per il divino.
Il mito racconta che Lilith si rifiutò di concedersi ad  Adamo nella posizione del missionario. E per questo suo rifiuto, essa fu buttata fuori dal giardino dell’ Eden. Si diffuse la storia che era un demone in grado di divorare i bambini. E questa storia fu usata per contrastare in una certa misura le credenze esistenti sulla natura divina della sessualità femminile.
Da allora in poi, le sacerdotesse del tempio divennero le prostitute del tempio. E Lilith divenne il simbolo della donna priva di legami, la prostituta. Il mito descrive inoltre Eva come una creatura nata dalle costole di Adamo, moglie sottomessa che, nonostante questo ruolo, era troppo volubile per resistere alla tentazione.



Le conseguenze di questo mito furono duplici. Da un lato il mito creò l’immagine della donna come essere volubile e incline alle tentazione. E inoltre creò una nuova generazione di donne sottomesse. Esse non si permettevano di sentire il loro desiderio, e nemmeno pensavano di poterlo esprimere a meno che l’iniziativa non partisse dall’uomo.
La stessa figura della Dea fu intrecciata nel racconto del Giardino dell’ Eden, attraverso l’albero della conoscenza del bene e del male. La figura dell’ albero da sempre asssociato alla Dea, diventò nel mito, la personificazione della tentazione e del male.


Il serpente, che fu un simbolo della dea durante i periodi matriarcali, divenne l’incarnazione del diavolo nel mito del giardino di Eden. 
Il messaggio implicito alle tribù matriarcali era chiaro: la Dea che avevano adorato era in realtà l’incarnazione del diavolo stesso. 
L’inizio del patriarcato e le nuove mitologie che l’accompagnavano, segnarono l’inizio di  un mondo costruito intorno alle polarità  del bene e del male, della luce e del buio, la polarità maschile e la polarità femminile.

Il passaggio alla sessualità sacra

Tuttavia, nonostante questa transizione sia stata aspra e dolorosa, fu stranamente necessaria per permettere l’avanzamento del processo di evoluzione umana. 
Durante i periodi matriarcali, la coscienza umana si evolse a livello del secondo chakra. 
Il patriarcato aprì la possibilità di una esplorazione del terzo chakra o chakra del potere.

Le difficoltà economiche e politiche che il mondo sta affrontando in questo momento sembrano i presagi di un altro cambiamento nell’ordine mondiale. 
E’ ‘tempo di andare oltre. Al di là del matriarcato e del patriarcato, in un luogo dove il maschile e il femminile si integrano in noi.
Questa integrazione chiamata la Ierogamia o matrimonio sacro, ci porterà a vivere l’amore incondizionato, la qualità principale del quarto chakra o chakra del cuore.
Nel matrimonio sacro, l’unione sessuale diventa un atto di totale presenza. E non si tratta solo dell’unione di due corpi, ma di un unione che alla fine avviene dentro di noi. I principi che appartengono alle nostre immagini maschili e femminile si fondono in un matrimonio divino.
Quando questo accade, non sperimentiamo più la dualità; ma sentiamo noi stessi come un tutto uno.


lunedì 27 maggio 2019

La Dea Minerva e la città di York. All’origine dei maestri delle cave.

Nei pressi dell’odierna Chester vi è un luogo dedicato dagli antichi Romani di Britannia alla Dea Minerva, divinità delle guerre giuste, dell’arte, della saggezza e protettrice degli artigiani. 
E’ proprio quest’ultima sua “vocazione” che la portò ad essere raffigurata a migliaia di chilometri di distanza da Roma, proteggendo i lavoratori che dalla cava di arenaria tagliavano e trasportavano i blocchi per la costruzione delle loro fortezze.


La legione Victrix, insieme alla Legio IX Hispana comandata da Quinto Petilio Ceriale, è infatti legata ai maestri costruttori della fortezza di Eburacum (moderna York) che nella tradizione divenne il fulcro originario delle corporazioni di mestiere.
L’ultima menzione di questa legione in Britania risale al 108 d.c, ovvero dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme.
La città di York venne fondata dal governatore romano di Britannia, Quinto Petilio Ceriale, intorno al 71 d.C., con il nome di Eboracum o Eburacum (successivamente evolutosi nell'anglosassone Eofor-wic, poi nel Germanico del nord Jorvìc e infine nella forma attuale inglese York). 
Quinto Petilio Ceriale Cesio Rufo fu genero dell'imperatore Vespasiano.
Vespasiano, prima di diventare imperatore, fu gennerale in Palestina e, a seguito di favori avuti da Giuseppe Flavio, ebreo e sacerdote del tempio in Galilea, lo adottò, concedendogli il nome dei Flavi. (rif. "Et in Arcadia Ego: i miti dei Popoli del Mare, Tipheret editore)
Il figlio di Vespasiano, Tito, comandò le legioni romane che nel 70 d.C. distrussero il Tempio di Gerusalemme.”, portando forse con se il mistero della sacra arte connessa alla costruzione del tempio di Salomone e dell’Arca dell’Alleanza.
Non è quindi un caso che fosse diffuso il culto di una Dea come Minerva, Dea della sapienza e protettrice delle Arti sacre, le stesse che determinarono la costruzione del Tempio di Salomone.
Il destino della Legio Hispana è avvolto nel mistero: nel 120 d.C la Legio Hispana fu sostituita a Eburacum dalla VI Victrix e, secondo alcune leggende, si pensa che si sia unita agli SCOTI (popolazione celtica cristianizzata proveniente dall'Irlanda e insediata nel IV secolo in Scozia), alcune iscrizioni la indicano invece nei Paesi Bassi.
Significativo anche il fatto che i romani diedero a quella fortezza costruita in Britannia il nome di Eburacum.
Il termine Eburacum avrebbe il significato di "popolo dei tassi", un popolo identificato con i Biturgi (De bello gallico: VI, 16-28), considerati i "Re del Mondo" (Bitu "mondo" e Rigi "Re")
Per molti autori antichi (Omero, Erodoto, Pausania, Eschilo etc..) gli Eber (Eburi) sono collegati ai Paleset (Popolo del Mare che occupò la terra di Canaan al tempo in  cui gli Shardana, altro Popolo del Mare, tentò di invadere l'Egitto, per poi diventare alleato del faraone Ramses e in seguito, al tempo di Mosè, assumere la retroguardia delle tribù di Israele verso la Terra Promessa). 
il nome Eburacum sembra anche contenere il mistero di una antica sacra stirpe: quella davidica, poiché Eber, nel Vangelo di Matteo (1,1-16), viene indicato  come antenato di Gesù. Coincidenze? 
Se è vero che per il mondo iniziatico "nulla avvinene per caso", forse non si tratta di coincidenze!
Sembrerebbe quindi esistere una sottile trama che collegherebbe gli Eburi ai Pelasgi della tribù di Giacomo di Alfeo, ovvero degli Esilarchi: i discendenti di stirpe davidica in esilio dopo la diaspora.
Una trama che condurrebbe al mistero del tempio di Salomone trafugato da Tito per giungere nella fortezza di Eburacum (Odierna York) nella quale si sviluppò l’Arte muratoria e le prime gilde di mestiere poste a fondamento della moderna massoneria.

Note
Chi era Quinto Petilio Ceriale Cesio Rufo, genero dell'imperatore Vespasiano, fondatore di Eburiacum (odierna York)?
Era il discendente di Quinto Pompeo Rufo e di Cornelia, una delle figlie di Silla.
Nel 54-56 a.C. Crasso a Lucca concordò il matrimonio tra Cesare e Pompeia, figlia Quinto Pompeo Rufo e di Cornelia Silla.
Marco Licinio Crasso era figlio di una Venulei pisana e fu comandante di una famosa legione romana, la XII Fulminata, legata a molte leggende.
È stato considerato dagli storici l'uomo più ricco di tutti i tempi.
Se nulla avviene per caso i normanni Eburiaci da Vecchiano (originari di York e/o Ivry) molti secoli dopo saranno gli eredi dei Venulei (Vecchiano significa proprio  "terra venuleia").

Bibliografia
Et in Arcadia Ego. I miti dei Popoli del Mare, tipheret editore 2017

https://www.vanillamagazine.it/a-chester-si-trova-un-antichissimo-santuario-romano-dedicato-alla-dea-minerva/

mercoledì 22 maggio 2019

Chi fu il Primo Gran Maestro dei Templari?

"(...) la famiglia di Nocera prende nome da Albertino di Bretagna detto “di Pagano” (m. 1091), discendente del normanno Alberto (Aubert de Cravent) che nel 980 era sceso in Italia con i primi colonizzatori.

PAGANO di Nocera de' Pagani.
"Derivata da un Albertino, cavaliere di Bretagna, il quale, avendo sposato la nipote del suo duca sovrano, per cui adottò nel suo scudo l'armellino, insegna di quel principe, seguì Tancredi il Normanno per conquistare le contrade napoletane occupate dai Saraceni. Edificate alcune case in quel di Nocera, e discacciatine gl'infedeli, a perpetuarne il ricordo, il detto Albertino diè il nome di Nocera de' Pagani a quella città, ed i suoi posteri per la stessa ragione assunsero il cognome di Pagano. Nel napoletano questa famiglia è stata una delle più illustri, avendo goduto nobiltà a Napoli nei sedili di Porto, di Portanova e di Montagna, in Lucera, in Cotrone, in Nocera, in Caserta e in Reggio.
Insignita di alti uffici e di luminose cariche, à posseduto altresì il possesso di più di 60 feudi, dei marchesati di Bracigliano e di Melito e del ducato di Terranova . Grande illustrazione di questa famiglia fu Ugone Pagano uno dei fondatori e primo Gran Maestro dell'Ordine de' Templari nel 1119 .
I Pagani si divisero in molti rami che si stabilirono in Lucera, Nocera, Salerno, Romagna (Susinana, dando origine agli Ubaldini) e Sicilia e di questi non sopravvivono che il ramo di Napoli e quello di Nocera"

Dal libro : Dizionario Storico - Blasonico delle Famiglie Nobili e Notabili Italiane Estinte e Fiorenti ( Volume II° - ristampa anastatica dell'edizione del 1886). Autore : G.B.Crollalanza Edizioni : Arnaldo Forni Editore

Il Cartulaire de l’abbaye de Saint-Père de Chartres (Autori vari, Collection des Cartulaires de France de l’Imprimerie de Crapelet, 1840, Tomo I: Par M. Guerard, Cartulaire de l’abbaye de Saint-Père de Chartres) conferma l’origine normanna della famiglia, più specificamente dai signori di Ivry, imparentati quest’ultimi con i St. Clair sur l'Epte.

Manca purtroppo una precisa genealogia, ma è confortante la notizia che Albertino avrebbe contratto un primo matrimonio con la contessina d’Ivry, Aubree de Bayeux, e un secondo con la nipote del duca di Bretagna.

Chi fu il Primo Gran Maestro dei Templari?

L' ipotesi immagina i Pagano normanni e di stirpe Ebura, che è documentato fosse una popolazione presente in Normandia, area della attuale Evry (feudo dei conti di Ivry) e britannica, area della attuale York.

Un articolo del genealogista Lindsay Brook sosteneva la discendenza dei Plantageneti dai Pagano Ebriaci pisani "The Ebriaci of Pisa, Jewish ancestors of the Plantagents"; articolo che avevo inoltrato al prof. Luzzati (uno dei più importanti studiosi di storia dell'ebraismo) poco prima della sua scomparsa. Il prof.Luzzati aveva indicato il suo scetticismo su un possibile legame ebreo in base alla denominazione Ebriaci: da qui nasce l'ipotesi e la ricerca Ebriaci --> Eburiaci.
Ovviamente è una delle ipotesi, quella accredita dagli accademici universitari sappiamo essere solo quella francese.

Come scrive Mario Caravale (Dizionario Biografico degli Italiani: LVII Giulini – Gonzaga. Roma,2001) su Ugo II, detto degli Eb(u)riaci da Vecchiano, morto avanti il 30 maggio 1136, i documenti pisanidicono in realtà assai poco, come se la sua attività si fosse svolta prevalentemente lontano dallacittà. “(…) Chiamato nei documenti con il soprannome di "Eb(u)riaco", egli era figlio di un altro Ugo che, nel penultimo decennio del secolo XI, aveva fatto parte della schiera dei principali sostenitori pisani di Enrico IV. Intorno al 1090, però, aveva aderito all'azione pacificatrice esercitatadal vescovo di Pisa, Daiberto, sostenitore e collaboratore di Urbano II e Matilde di Toscana (duchessa di Lorena, figlia di Berta di Lotaringia, sepolta a Lucca nel 925, e zia di Goffredo di Buglione) e da allora era tornato a intrattenere ottimi rapporti con il vescovado, che fino a tutta laprima metà del secolo XII fu il primo centro d'autorità della civitas, della quale era il rappresentanteistituzionale verso l'esterno”.

Ugo di Pagano era un influente banchiere ed armatore di Pisa; il padre Ugo I è ricordato come l’ammiraglio ed armatore che mise a disposizione la sua flotta per la crociata delle Baleari nel 1115 sia da Paolo Tronci in “Annali Pisani”, ed. Vannucchi, Pisa, 1829, sia nel “Liber maiolichinus de gestis pisani populi”, (traduzione di Pietro Loi di un manoscrittoconservato presso la Biblioteca Universitaria di Pisa, ed. Giardini, Pisa, 1964). Organizzare una crociata era veramente complesso da un punto di vista logistico in quell'epoca: solo pensare a 120 navi messe a disposizione da Pisa su una flotta commerciale stimata di circa 400 navi.

La presenza salernitana può essere molto probabile perché è documentato accademicamente che i Pagano Eb(u)riaci da Vecchiano fossero legati ad un’altra importante famiglia pisana, i Gaetani, proprietari di un vasto territorio tra Pisa ed il mare, ancora oggi chiamato “al Gatano”, ottenuto il 6 luglio 1051 da Dodo di Ugone di Teperto di Ugone Gaetani, duca di Gaeta, barone dell'Impero e conte di Terriccio. Sia i da Vecchiano che i Gaetani ponevano nello stemma familiare un “cane rampante” per significare la loro discendenza dalla gens Anicia.

Credo sia molto plausibile immaginare che l'Ugo di Nocera e l'Ugo di Pisa (e anche l'Hugh de Payns) siano in realtà la stessa persona.

Interessante inoltre la presenza documentata dell'Ugo da Nocera presso il Casale di San Martino, fuori Forenza, "tra i vigneti di Aglianico", perché l'Ugo da Vecchiano coltivava l'Aglianico, detta uva paria o pariana, originaria della Misia (Turchia); un antico vitigno rosso già coltivato in epoca etrusca che, secondo il Toscanelli, dette anche il nome alla vicina Parrana presso Colle Salvetti.

Curiosamente sia il Bargeo (Pietro Angeli, 1517-1596), con l'esegesi dell'Ugo II pisano, che il Carafa, con l'esegesi dell'Ugo lucano, appartenevano allo stesso ambiente culturale, legato alla Accademia degli Svegliati ed ai circoli anti-aristotelici delle accademie ficiniane.

L'ipotesi dell'Ugo lucano, nata con gli Svegliati del Carafa, ha un'origine irlandese normanna. Il Carafa si dichiarava discendente dell'Ugo dei Pagani da Nocera.

L'attuale famiglia Guerrieri, discendente dei Pagani da Nocera, ha inquartato al centro dello stemma una testa di moro (non bendata) che rappresenterebbe il noto Ugo, secondo la tradizione familiare.

https://www.facebook.com/first.templar.in.vecchiano/

https://www.facebook.com/sacrofemminino/



mercoledì 1 maggio 2019

FABRIANO chiesa di Santa Maria Maddalena, i templari e l’ospedale.


Anche se la data della fondazione della chiesa non è nota, è certo, come si può vedere da un legato testamentario, che essa esisteva già nel 1326. In seguito l’ospedale era diretto da un Rettore religioso che era responsabile anche della chiesa. Più tardi furono chiamati i frati di Santo Spirito per amministrare l’ospedale.  Essi vestivano di nero con il simbolo di una doppia croce di colore rosso, il loro ordine era regolare, laico ad eccezione di qualche sacerdote, ed era stato fondato dal cavaliere templare francese Guido dei conti di Guillaume di Montpellier nel 1170, egli assisteva nella sua città gli infermi e i pellegrini, creò nel 1174 la casa hospital Saint Esprit. Nel 1198 l’ordine fu approvato dal Papa Innocenzo III che trasferì la sede centrale a Roma nell’ospedale di S. Spirito in Saxia e si doveva occupare dei malati, dei poveri e degli orfani, furono chiamati per tale scopo persone esperte in medicina
  (Simbolo dell’Ordine fondato dal cavaliere templare francese Guido dei conti di Guillaume di Montpellier) 

Si rimanda all’articolo
https://fabrianoculturale.wordpress.com/2013/01/13/chiesa-di-santa-maria-maddalena-ospedale-e-molto-piu/


https://fabrianoculturale.wordpress.com/2013/01/13/chiesa-di-santa-maria-maddalena-ospedale-e-molto-piu/

martedì 30 aprile 2019

Sant’Antonio Abate e i monaci ospitalieri del Tau

S. Antonio Abate nacque nel 251 d. C. a Coma, l’attuale Qumans, una piccola cittadina situata nel cuore dell’Egitto. La vita del santo è accuratamente descritta e diffusa nella Vita Antonii a partire dal 357 circa, da Atanasio, vescovo di Alessandria d’Egitto.
Fondatore del monachesimo anacoreta (tipico dei monaci che vivono in isolamento dedicandosi alla preghiera e alla contemplazione), durante la sua lunga vita fu tentato e percosso dal demonio, ma riuscì sempre ad uscirne vittorioso e rafforzato nello spirito.
Nel periodo medievale, il culto di Sant’Antonio fu reso popolare soprattutto per opera dell’ordine degli Ospedalieri Antoniani, che ne consacrarono altresì la iconografia: essa ritrae il santo ormai avanti negli anni, mentre incede scuotendo un campanello, in compagnia di un maiale, animale dal quale essi ricavavano il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe e dare sollievo agli ammalati. In alcuni casi data la sua abilità nel curare, appunto, il morbo dell’ignis sacer o l’herpes zoster, conosciuto meglio con il nome di fuoco di Sant’Antonio, il santo viene raffigurato con il fuoco ai suoi piedi.
 

Antonio, oltre ad essere un santo capace di sconfiggere il demonio, si dota, durante il Medioevo, di poteri taumaturgici, ovvero di guarigione
 Gli Ospedalieri Antoniani, seguivano come maestro spirituale Antonio.
Il bastone da pellegrino, che termina spesso con una croce a forma di tau di colore rosso e il mantello con lo stesso simbolo cucito, adottato come simboli dagli Antoniani, completano la sua semplice ma decisa iconografia. Più rara è  l’immagine dell’eremita circondato da donne sensuali che rappresentano le tentazioni carnali a cui il santo dovette far fronte nella sua vita.

Il segno del Tau (Tav in ebraico) ha un’origine antichissima, ripresa più volte dalla Bibbia come nel libro della Genesi (4,15), nell’Esodo (12,7), in Giobbe (31, 35), ma soprattutto in Ezechiele (9, 3-4), indicandolo come Sigillo del Signore in grado di donare salvezza.
(...)
Il Segno del Tav corrisponde all’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e, per questo, rappresenta la totalità delle cose create, l’assoluto, la perfezione, che consente al soffio dinamico di Shin di produrre la diversità delle forme, al pari del duo egizio Thot e della sua sposa Maat, regolatori dell’energia del dio serpente Atum.
La Tav, essendo la ventiduesima lettera dell’alfabeto ebraico,  è anche espressione del “Femminino Sacro”, richiamando le 22 Sacre Donne della Bibbia e Maria Maddalena, la prediletta di Gesù, festeggiata, non a caso, il 22 luglio, nel settimo mese dell’anno (22/7).
 I numeri 7 e 22 evocano, secondo Sepher Yetzirah, il “Libro della Formazione”, l’immagine della luna come espressione dell’antica Dea.
  ”Egli fece la lettera tav e la coronò. Con essa formò la Luna, il giorno 7 dell’anno, la bocca dell’anima”.
La lettera Tav è formata combinando le lettere Dalet e Nun che insieme formano la parola Dan, con il doppio significato di Giudice e Serpente.
Dan fu una delle dodici tribù di Israele che Mosè pose a retroguardia del popolo di Israele in fuga dall’Egitto per proteggerlo e curare i malati.
L’emblema della tribù era infatti costituito da un serpente avvolto a un’asta a forma di Tau.”
(Il simbolismo del Tau è tratto dal libro: “Et in Arcadia Ego. I miri dei Popoli del Mare, Tipheret editore).

Antonio, dal greco Αντώνης (Antōnīs), Αντώνιος (Antōnios) significa proprio chi fa fronte ai suoi avversari.
Secondo altri Antonio deriva da ana, che vuol dire in alto, e tenens, “che tiene”, come a dire “colui che possiede le cose celesti e che disprezza quelle terrene”.
Riporto di seguito alcunidetti attribuiti a Sant’Antonio tratti dalla “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varazze:
- Se volessimo andare oltre misura, ben presto ci spezzeremmo; per questo ogni tanto occorre allentare il rigore della nostra vita.
- Non credere infallibile la tua giustizia; modera la tua gola e la tua lingua; non rimpiangere le cose passate.
- Quelli che rinunciano al mondo e vogliono avere del denaro sono attaccati e fatti a pezzi dai demoni
- Chi sta in solitudine sfugge a tre nemici l’udito, la parola è la vista. Non gliene resta che uno da combattere: il cuore.

Bibliografia
Massimo Agostini, “Et in Arcadia Ego. I miti dei Popoli del Mare”, Tipheret editore 2017.
Iacopo da Varazze, “Leggenda Aure”, Einaudi editore.
George Lahy, “L’alfabeto ebraico. I ventidue arcani della Qabalah”, 2008.
https://taucommunity.it/category/il-tau-di-santantonio-abate
http://www.cultora.it/art-pills-domenico-morelli-la-pittura-mistica-religiosa/amp/

sabato 9 marzo 2019

Simposio filosofico. Maria Maddalena e la cappella di Rosslyn

Intervista a Massimo Agostini

In un simposio filosofico dedicato a Maria Maddalena e alla Cappella di Rosslyn tenutosi a Latina organizzato dal Capitolo de Lantaarn del Rito di York e la Compagnia de Galantomeni nell’ambito di una serie di simposi filosofici, che hanno riscosso il favore del pubblico. A tavola si sono confrontati accademici delle più disparate estrazioni culturali e disciplinari. Tutti a spiegarci i modi e le latitudini del loro perché.
Ieri sera è stata la volta di Massimo Agostini, saggista, blogger e vicepresidente del Clan Sinclair Italia in una serata dedicata alMistero di Maria Maddalena e alla Cappella di Rosslyn

giovedì 7 marzo 2019

Ipazia


Santa Caterina di Alessandria, protettrice delle Arti liberali e immagine della Sophia, insieme a Maria Maddalena era oggetto di una particolare venrazione da parte dei TEMPLARI.
Santa Caterina Alessandrina viene da alcuni identifica con la sapiente Ipazia, martire dell'intolleranza dogmstica.
Santa Csterina come simbolo della Sophia gnostica!!!!

 La

sapiente Ipazia,la filosofa pagana uccisa dai cristiani!
il mondo illuminato non può dimenticare Ipazia, la filosofa bizantina assassinata ad Alessandria d’Egitto dalle milizie fondamentaliste cristiane del vescovo Cirillo nella primavera del 415, poco prima di Pasqua.




La dinastia reale degli zingari scozzesi.

di Douglas Swannie
La dinastia reale degli zingari scozzesi

La dinastia reale degli zingari scozzesi
Abbiamo tutti sentito del leggendario re scozzese del XIV secolo Robert the Bruce e della potente dinastia Stewart del XVI e XVII secolo; queste due famiglie hanno lasciato un segno indelebile nella storia scozzese. Ma sapevate che c'era un'altra monarchia in Scozia, un lignaggio perduto così nobile che i suoi re e regine rivaleggiavano con il prestigio e il rispetto dovuti ai Bruce e agli Stewart?
Era una dinastia di zingari.
Gli antropologi hanno rintracciato gli zingari in tre migrazioni dall’Asia circa 1700 anni fa: i Rom (zingari occidentali) dal Pakistan e dall'India settentrionale, i Lomavren o semplicemente Lom (zingari centrali) dalla Turchia orientale e dall'Armenia, e i Domari (zingari orientali) dal Medio Oriente e dall'Egitto. È probabile che proprio a quest’ultimo gruppo appartenessero gli artigiani, fabbri, maniscalchi, venuti dall’Egitto [in inglese egyptians (egiziani) è foneticamente molto simile a gypsies (zingari)], al seguito dei Templari in Europa, dopo le crociate. La famiglia Sinclair permise loro di risiedere nei loro possedimenti a Roslin, e da qui nasce la curiosa diceria sui Sinclair protettori degli zingari. Nella fase finale della battaglia di Bannockburn (1314), questi artigiani (chiamati "small folk", piccola gente, secondo i testimoni) attaccarono coraggiosamente il fianco dell’esercito inglese, contribuendo alla vittoria finale delle forze scozzesi al comando di Re Robert Bruce.


Re degli Zingari
Il titolo di Re degli Zingari, utilizzato in varie parti del mondo, in Scozia ha una solida base storica. Infatti nel 1540 una lettera con il Sigillo privato di Re Giacomo IV garantiva a "oure louit Johnne Faw, lord and erle of Litill Egipt” [il nostro amato Johnnie Faa, Signore e Conte del piccolo Egitto (termine che identificava gli zingari in Scozia, che affermavano di essere stati espulsi dall’Egitto da parte dei Saraceni)] l’autorità di comandare su tutti i zingari di Scozia e raccomandava a tutti gli sceriffi di assisterlo nel eseguire la Giustizia per il suo popolo, conformemente alle “leggi d’Egitto”.
Diversi Faa fecero carriera nei secoli: uno diventò perfino parlamentare, un altro faceva il balivo a Dunbar, e una famiglia Faa a Dunbar prosperò così tanto nel campo mercantile con molti collegamenti nei porti del Baltico e del Mediterraneo che molte delle migliori famiglie mandavano i loro figli da loro per fare un apprendistato nel ramo commerciale. Infine, nei primi anni del 1700, un George Faa fu perfino Maestro Venerabile della Loggia massonica di San Giovanni a Kelso.
Qualche decennio dopo, ad un suo discendente, William Faa II, veniva ancora riconosciuto il suo titolo ereditario di "Re degli zingari". Fu incoronato nel 1784 e quando morì all'età di 96 anni, il 9 ottobre 1847 a Kirk Yetholm, il giornale locale Kelso Mail riportò il suo necrologio intitolato " La morte di un re zingaro ", che diceva che egli era “sempre stato considerato un personaggio più rispettabile di qualsiasi altra persona della sua gente, e poteva vantarsi di non essere mai stato in prigione durante la sua vita.”
Poiché William Faa II non aveva figli, la Corona di Sovrano degli Zingari passò al marito di sua sorella Ester, Charles Blythe (1775-1861), un uomo colto e rispettato. Alla sua morte, i suoi figli combatterono per la corona e alla fine, prevalse sua figlia Esther Faa Blythe che fu incoronata come regina e regnò fino al 1883, quando la cultura zingara iniziò a declinare. Nel 1898, suo figlio Charles Faa Blythe Rutherford fu incoronato Re degli Zingari: morì nel 1902 e il titolo non è stato più reclamato.


Una seconda dinastia degli zingari
Esisteva comunque una seconda dinastia reale zingara in Scozia, sebbene questa non fu mai riconosciuta dai Re scozzesi. Il titolo era stato reclamato da Billy Marshall (1672-1792), che si dice abbia vissuto per 120 anni. Fu un personaggio che attirò la curiosità perfino del famoso romanziere scozzese Sir Walter Scott. Era conosciuto con diversi nomi, come "Caird of Barullion" (Caird significa abile zingaro e Barullion è il nome di una catena montuosa nel sud della Scozia). Era anche detto "Re dei Randies (randagi)": il termine Randies si riferiva a uomini energici, che disprezzavano l'autorità. Non a caso Marshall era stato anche un militare che aveva disertato l'esercito e la marina diverse volte, fu coinvolto in attività legali come allevamento e commercio di cavalli e illegali come commercio di whisky, rapina, contrabbando di tè e liquori e borseggio organizzato, e nel 1723-1725 fu a capo della rivolta dei “levellers”, piccoli contadini che protestavano contro lo strapotere dei grandi allevatori di bestiami.
Quando Billy Marshall morì, fu sepolto in una tomba con una misteriosa pietra tombale che mostrava un paio di corna, che si ritiene rappresentino il segno zodiacale dell'Ariete, che simboleggia la forza e l'energia di un guerriero, e due cucchiai di corno incrociati, che raffiguravano il desiderio che la sua gente non avesse mai da soffrire la fame.






lunedì 25 febbraio 2019

Convegno: Maria Maddalena. Apostola degli Apostoli

Maria Maddalena Apostola degli Apostoli”. Splendido evento, magistralmente organizzato da Daniele Franceschi e Lorenzo Duchi, in una città accogliente, San Vito al Tagliamento, e con un pubblico eccezionale.
Quello del cristianesimo e di Maria Maddalena è un enigma che dura da più di 2000 anni, un mistero che riguarda non solo la figura dell’Apostola degli Apostoli nel suo rapporto con Gesù, il Salvatore, il Messia, ma anche il suo ruolo  con gli  Apostoli e le prime comunità cristiane.
A San Vito al Tagliamento, grazie  alla magistrale conduzione di Egidio Senatore , Andrea di Lenardo e Massimo Agostini - autori di numerosi saggi sull’argomento - hanno condotto il pubblico in un affascinante viaggio tra “Storia” e leggenda, svelando la sacralità di Maria Maddalena, colei che Gesù amava più di tutti i suoi discepoli, divenendo sacro scrigno del mistero Cristiano e, per  questo, definita Apostola degli Apostoli.
Il convegno è stato anche l’occasione per presentare il libro di Tiziano Busca, “La Massoneria parla all'uomo”  e di far conoscere al pubblico l’Associazione culturale Clan Sinclair e, grazie all’intervento di Sir Guido Vitali, Gran Priore degli  Scottish Knights Templars, di conoscere il valore sacro di un percorso, non solo storico, ma anche di conoscenza (gnosi) che appartiene alla tradizione templare scozzese, essendo la Scozia il paese dove i Templari trovarono rifugio dopo la condanna e lo scioglimento dell’Ordine da parte della Chiesa.

Un breve frammento l’intervento di Massimo Agostini


Interviste ai relatori

 









domenica 27 gennaio 2019

Sulle tracce del Femminino Sacro. La Shekinah e il Vangelo di Filippo

 ... “Quando gli uomini pii congiungono il loro pensiero con Entità superiori, qualsiasi cosa stiano contemplando e meditando viene immediatamente a esistere, nel bene o nel male...”
L’unione del pensiero umano con le entità superiori facilita la discesa dei poteri dall’alto verso il basso sull’oggetto di meditazione del pio, appagando così le sue intenzioni, divenendo egli stesso il “magos”, il “sacerdote-Re", attraverso il quale il Superno interviene nella manifestazione e viceversa ...


[1] Kitve ha-Ramban, Vol.II, p.334 in Moshe Idel, Qabbalah. Nuove prospettive, Gli Adelphi, n. 366/2010.


Sulle tracce del Femminino Sacro. La Shekinah e il Vangelo di Filippo
Un viaggio tra cabala e gnosi!

articolo di Massimo Agostini per il contest

"Culturalmente NOI" di Meravigliosamente Serena ed Eterne Verità Edizioni.