Nel mondo iniziatico si sente spesso affermare che la verità
non è rivelabile, ed è così: come spiegare le proprie esperienze interiori,
come far comprendere agli altri un vissuto che non gli appartiene.
Ognuno vive la solitudine del proprio divenire pur
condividendo con altri, emozioni, amori, esperienze quotidiane di vita. L’unico
amico che ci è concesso di conoscere è infatti lo specchio della nostra essenza
con la quale ci troviamo, se osservatori attenti, ad un confronto serrato
unico,
assoluto, universale.
Nessun essere che è altro da noi, per quanto amato e caro,
potrà mai comprendere la nostra sensibilità, i nostri più nascosti pensieri, le
nostre emozioni, desideri, conoscenze.
Viviamo con gli altri, ma alla fine ognuno si ritrova solo
con se stesso, una solitudine che sembra appartenere a chi ama e fortemente
sente l’immensità dell’anima, divenendo buona amica per chi, dotato di
sensibilità, cerca di vivere consapevolmente l’esperienza interiore delle
proprie emozioni.
Riflettere su se stessi, la pratica del silenzio, il
simbolico abbandono dei “metalli”, ovvero del materialismo inteso come
inconsapevole vissuto di ogni quotidiano divenire; costituiscono in questo
percorso le fasi simboliche di un costante, duro, intimo, lavoro personale,
senza limiti e confini, guidato esclusivamente dal proprio solitario rapporto
evocativo con gli antichi e misterici insegnamenti, con il simbolismo di un
Tempio e, se si è fortunati, con gli stimoli di pochi illuminanti Maestri.
Il viaggio iniziatico è un viaggio di purificazione durante
il quale ci si deve liberare delle parti più negative del sé. L’impulso
negativo si presenta come forza autonoma sotto le sembianze di un animale
terribile. Il neofita deve impegnare una dura lotta con questa forza
antagonista che tende ad uccidere la sua anima. Scopo dell’iniziato non è però
di uccidere la bestia, ma piuttosto di sottometterla.
L’anima nera spesso spaventa e per questo evitiamo di
guardarla nella sua vera essenza e se potessimo vorremmo anche ucciderla.
Antichi rituali parlano di: Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies
Occultum Lapidem (Veram
Medicinam) e il rettificare corrisponde
all’incontro con la propria essenza più negativa (la bestia, l’anima nera) non
per ucciderla, ma per conoscerne tutta la sua potenza, e se ci riesce, usandola
per trovare la propria luce più splendente.
Chi percorre le strade della conoscenza iniziatica si
ritrova quindi inevitabilmente a “fare i conti” con la natura duale della
propria essenza, vivendo il contrasto cromatico tra il bianco ed il nero della
propria intima natura, attraverso lo strumento che i massoni indicano come V\I.\T\R\I\O\L\, ovvero in un processo di intima conoscenza del proprio Sé
(Visita Interiora Terrae) per comprendere che è possibile divenire osservatore
distaccato e padrone della propria natura (Rectificando), allo stesso modo dell’auriga platonico che governa le
opposte nature dei suoi due cavalli (espressione del dualismo dell’anima) per
raggiungere l’iperuranio, fonte di ogni illuminata realizzazione (Invenies Occultum Lapidem).
Il nostro operare nella vita dovrebbe essere perciò scevro
da verità rivelate, presupposto di ogni possibile pregiudizio, ma bensì essere
caratterizzato da percorsi, intimi, personali, esclusivi, di consapevolezza;
una consapevolezza che non può essere frutto di insegnamenti più o meno dotti o
di erudite cognizioni, trovando più sicuro alimento proprio in quell’intima
esperienza di analisi, e nel personale confronto con la propria e altrui
essenza.
“Se hai dubbi, studia, dopo lo
studio medita, formula asserzioni, cerca conferme, dubita ancora”, raccomandava ai fratelli uno dei miei più cari Maestri di
Alchimia Spirituale, Bernardo Shin, al secolo Giordano Bruno Galli.
L’essenza di un percorso iniziatico impone quindi dubbi e
domande continue, alle quali nessuno potrà mai dare risposte nella ricerca
della Verità, essendo ogni verità posta nel cuore di ogni uomo “libero e di
buoni costumi”.
In tutte le tradizioni iniziatiche il cuore è infatti il
centro spirituale dell’individuo, ovvero il luogo mistico dell’ascolto e
dell’incontro con la propria energia potenziale, fonte primaria di Verità.
Giustizia e Amore.
Anche per la Bibbia il cuore è una realtà più ampia, che
include tutte le forme della vita intellettiva, tutto il mondo degli affetti e
delle emozioni, nonché la sfera dell’inconscio in cui affondano le radici di
tutte le attività dello spirito.
Per gli Ebrei, il cuore è considerato la sede del potere
insito nella prima lettera dell’alfabeto, Alef,
che nella ghimatriah cabalistica
ha il valorenumerico di trentadue (due lettere Yud contrapposte
e in mezzo due lettere Vev) corrispondente alla parola ebraica Lev,
che appunto significa cuore.
Il cuore, al pari della lettera Alef,
è perciò espressione della Luce divina, e strumento di unione tra macrocosmo e
microcosmo, tra coscienza umana e divina, tra finito e infinito; tra Sé
inferiore e Sé superiore; tra l’essenza caotica e torbida dell’inconscio e il
mondo della “coscienza rivelata”.
Quindi la scintilla di verità è nel cuore e il cuore, sede
di Verità e Giustizia, rappresenta lo strumento iniziatico per la propria
compiutezza.
Per colui che ricerca questa Verità iniziatica è inevitabile
incontrare ostacoli e difficoltà, dovendo sperimentare l’incontro con la
propria essenza più oscura, quell’anima nera che, come belva vorace, è capace
di divorare ogni anelito di realizzazione nella Luce.
Specchiarsi nel proprio Sé più bestiale, prendere coscienza
del demone insito nel proprio essere, rappresenta la parte più terrificante e
angosciante del sogno iniziatico.
Il bene e il male, nella loro suprema potenza inconscia,
emergono in un terrificante contrasto di forze che si materializzano nei
peggiori pensieri o nella più luminosa gioia.
La manifestazione è spesso il frutto del nostro pensiero,
l’archetipo ha in sé il tutto e sta all’uomo sapersi unire al dolore o alla
gioia e scoprire forse che entrambe non esistono se non come frutto del
pensiero.
Un cammino che per alcuni può proseguire verso più elevati
livelli di giustizia ed equilibrio, attraverso un percorso di consapevolezza
interiore, che assume la valenza di una conoscenza superiore, dove forza e bellezza
trovano giusta sintesi nella sapienza iniziatica di colui che tutto vede.
Tale processo iniziatico lo ritroviamo simbolicamente
espresso in molti simboli del tempio massonico, non solo nel pavimento a
scacchi bianchi e neri, ma anche nella Luna (Iside) e nel Sole (Osiride) che,
posti ai lati del triangolo divino, e dietro allo scranno del Maestro
Venerabile, donando a quest’ultimo l’immagine di colui tutto vede, con un
richiamo all’antica sapienza egizia, che indicava nell’occhio di Osiride
resuscitato in Horus, il magico connubio degli opposti.
L’uomo che ha in sé equilibrio e giustizia è solo colui che
non si fa sopraffare dai demoni del proprio inconscio poiché ha infatti
compreso, non solo come domare il drago interiore, ma bensì come sfruttarne la
potenza distruttrice per raggiungere le acque cristalline della realizzazione.
In questi passaggi è forte il messaggio che la rivelazione
divina è in noi e non fuori di noi. Solo una ricerca attenta della nostra
essenza più intima, valicando il velo dell’inconscio, consente all’uomo libero
di accedere alle stanze segrete di ogni magica rivelazione.
La conoscenza conduce inevitabilmente a comprendere che
l’essenza del viaggio ha in sé il principio della libertà, di un sentire scevro
da ogni dogmatica e fideistica interpretazione, e quindi da pregiudizi e
condizionamenti, al fine di sottrarre il proprio io al grigiore del volgo
pensante, potendo interrompere circonvoluzioni mentali che nulla hanno a che
vedere con lo scopo della nostra sacra vita.
Il sentiero iniziatico, nella consapevolezza del saggio, non
può che fondarsi nei principi di tolleranza e fratellanza, affinché anche chi è
diverso da noi non assuma l’aspetto del selvaggio, ma al contrario diventi
ricchezza inesauribile per la nostra realizzazione.
Nello spirito di per questo sentire ringrazio fraternamente
per lo spazio concessomi nella vostra prestigiosa rivista.
articolo di Massimo Agostini pubblicato sulla rivista