massimo agostini

sabato 25 febbraio 2012

la scienza

L'uomo, accecato dai metalli e dal benessere fittizio, si è convinto di poter comprendere, con la ragione, i misteri della natura, ma, gli iniziati sanno che "l'albero della vita" contiene una conoscenza che va ben oltre alla mera comprensione razionale.
Siamo orgogliosi dei vantaggi che ci offre quest’epoca di scienza e viviamo offuscati nei meandri dell’utilitarismo. E’ innegabile che oggi la vita sia più facile di quanto potesse esserlo nel passato. Molte malattie sono state sconfitte, si viaggia e si comunica con estrema facilità, procurarsi il cibo è diventato un problema quasi secondario. Le civiltà industrializzate e supertecnologiche "supervivono" nel loro superfluo, a discapito di civiltà che a mala pena riescono a "sopravvivere".

D’altro canto, deve esserci qualcosa di molto avvincente in questa impostazione modernista, visto che sta rapidamente diffondendosi in tutto il pianeta, attirando a sé anche quelle popolazioni che a lungo avevano conservato antiche tradizioni, per le quali l’esistenza veniva valutata secondo una visuale intuitiva, magica, religiosa. Parametri e valori normalmente disdegnati dal moderno pensare razionale.

Ma siamo certi che questa sia un’epoca fortunata? Raramente ci chiediamo quale sarà il prezzo che l’intera umanità dovrà pagare per questa sua sfrontatezza.

L’ambizione e la presunzione ci portano a ritenere di conoscere la natura, contemporaneamente ignoriamo molte esperienze significative della vita quotidiana; manipoliamo i geni, ma non siamo più in grado di udire il verbo degli dei; cataloghiamo gli avvenimenti con razionalità, ma sempre meno riusciamo a comprendere i messaggi del cuore.


Ciechi e felici della nostra tecnologia ci avviamo alla "razionale distruzione di noi stessi".

Gli stessi scienziati non sanno quali eventi potranno derivare all'umanità dalle ultime scoperte nel campo della genetica: è forse possibile escludere che certe applicazioni porteranno alla creazione di una nuova specie di uomini e conseguentemente alla distruzione dell'attuale umanità? E quale potrà essere il rapporto di quella umanità artificiale con le leggi e la parola di Dio?

Per quanto mi riguarda penso che un'umanità non generata dalla natura, ma frutto dell'avidità dell'uomo, non potrà che esser ancora più lontana dal principio unico ed universale.


Dice Giuseppe Rosatio: "Così passan qua giù l'humane pompe, Così sparisce questa gloria frale; Ogni nostro piacer Morte interrompe,Vano è il disegno e l'opra d'huom mortale (…)"

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